Il Circo di Vienna bloccato dal Covid: “Un Natale insolito ma l’abbraccio di Siena è immenso”

Tigri, dromedari, cavalli e pony ma anche due lama, asini, un cammello e un bisonte americano. Con loro due famiglie italiane, quinta generazione di circensi italiani: i Caveagna da Padova e i Vassallo da Napoli. Ecco il Circo di Vienna, celebre in tutto il mondo e ormai uno dei rari esempi di grande circo rimasti in Italia, dopo le dinastie Togni e Orfei.

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Il grande Circo di Vienna non è stato risparmiato dall’emergenza sanitaria e dal covid e, fermo a Siena da ottobre, si prepara a un Natale senza spettacoli, con grandi difficoltà da affrontare ma con il cuore pieno dell’amore che Siena ha dimostrato aiutando gli uomini e gli animali del circo in questo periodo. Tendoni vuoti di pubblico ma pieni di passione indiscussa e atavica per le nuove generazioni che ogni giorno si allenano e addestrano gli animali. Tecnica e improvvisazione, precisione e magia: in pista è un miscuglio di luci e colori che torneranno ma ora c’è da fare i conti con il covid e sempre più spesso anche con gli animalisti che per farsi pubblicità attaccano senza conoscere la realtà di questo mondo antico e affascinante. Lo testimonia Jason, 26 anni, acrobata e comico , figlio dell’addestratore di tigri e con le tigri praticamente nato e cresciuto.

Tanto che a vederlo chiamarle per nome e giocarci come fossero gattini, fa sciogliere le emozioni. Gli animali, micioni da 250 chili, gli si fanno intorno e cercano gioco e amore, come se veramente fossero gattini di casa. Compresa Kali, tigre d’argento che sembra portare con sé la magìa dei sogni ma che è molto gelosa del ragazzo e cerca una abbraccio che sia solo suo. Oppure Yuma, che posa in foto con Jason solo per avere coccole mentre fa le fusa e sembra il rumore di un trattore.

Katiuscia Vaselli