Il Bruco festeggia i sessant’anni de “Il Barbicone”. “I sogni dei contradaioli hanno fatto il nostro giornalino”

Compie sessant’anni il Barbicone, periodico della Nobil Contrada del Bruco e “padre” dei giornalini delle Consorelle.

Era il 1962, il mondo guardava con speranza al futuro dopo la guerra è il boom economico faceva brillare gli occhi di famiglie e imprese: un benessere che portò tuttavia allo spopolamento del centro storico di Siena (come di tutte le altre città) a favore delle periferie dove si costruiva di continuo e case più comode e spaziose.

In questo contesto nacque la necessità di mantenere una comunicazione continua tra le Contrade e i contradaioli e in questo contesto venne l’idea di un giornale che potesse mantenere un filo diretto tra popolo e rione.

Tentativi di approccio c’erano stati ma nessuno concretizzato fino a quel momento, fatta eccezione per l’editoria speciale legata al Palio – i Numeri Unici editi dal 1932 – e al Bruco si deve la paternità di una iniziativa ancora oggi valida e importantissima. Era il 1962, dicevamo, e nel Barbicone “comunicazioni, aneddoti, fatti di Palio, si parlava di opere artistiche che si legano al territorio e soprattutto si trascrivevano i sogni e le speranze di quei contradaioli che hanno reso il Bruco una grande contrada” Come racconta Luca Andreini, nella redazione de Il Barbicone.

“Tra gli ideatori – ricorda Andreini- ci fu Antonio Ducci. Il motivo della creazione? Riallacciare i rapporti con i contradaioli in una fase in cui Siena viveva un primo spopolamento delle contrade”. Dieci sono stati i direttori che si sono succeduti: Antonio Ducci, Moreno Neri, Antonio Canne, Letizia Galli, Germano Trapassi, Massimo Falchi, Silvia Trapassi, Giacomo Magnelli, Andrea D’Amore, Paola Lazzeroni.

“Anche durante il covid l’attività non si è fermata ed Il Barbicone è stato un modo per stare vicini tra noi in una fase in cui il virus ci costringeva a stare lontani – aggiunge Andreini-. Durante le difficoltà di questo periodo abbiamo messo per iscritto i valori del nostro rione, nell’attesa che tornasse il Palio”.

Katiuscia Vaselli