I senesi acclamano la piscina probatica del Conca al Santa Maria

Il 12 aprile 1732, era Sabato Santo e, come ci racconta Giovanni Antonio Pecci nel “Giornale Sanese”, fu scoperta nella chiesa dell’ospedale di Santa Maria della Scala, e presentata “alla pubblica veduta dell’universale la vaga e graziosa pittura, che rappresenta la Probatica di Gierusalemme, lavorata con tutta l’arte e la buona maniera dal celebre Sebastiano Conca, cavaliere per virtù e nativo della città di Gaeta, e nell’atto dello scuovrimento, che fu alla gloria della messa della chiesa Metropolitana, i masti, le trombe e i tamburi riempierono l’aria di strepitoso applauso per decorazione dell’autore, alle di cui lodi furono dedicate colle stampe non poche poetiche composizioni”.
La realizzazione fu possibile grazie al lascito testamentario del rettore Antonio di Alessandro Ugolini Billò, morto il Il 6 settembre 1730. Egli, infatti, non avendo figli lascia al Santa Maria della Scala tutti i suoi averi e destina parte dell’eredità ad opere che abbelliscano l’abside e l’altare maggiore della chiesa della Santissima Annunziata. L’opera più importante è senza dubbio la realizzazione dell’affresco dell’abside, costato ben 1500 scudi d’oro, precisa Pecci, che, su consiglio di Flavio Chigi, viene affidata al napoletano, nato a Gaeta, Sebastiano Conca, principe di San Luca e allora all’apice della sua notorietà e Girolamo Macchi, Scrittore Maggiore dell’ospedale di Santa Maria della Scala, ne registra l’arrivo in città l’11 agosto 1731.
Dell’importanza di questo affresco che rimanda all’episodio evangelico che narra della piscina Probatica che si trova alle porte di Gerusalemme ne abbiamo parlato in questa Quaresima, nel giorno dell’Annunciazione. Giovanni racconta che quando si agitavano le acque di questa “piscina” si credeva che il primo che vi si immergeva guariva. Ma un paralitico si lamenta con Gesù perché non ci riesce (perché nessuno lo aiuta ad immergervisi: la piscina è il simbolo dell’egoismo umano) e allora Gesù chiede: “Vuoi essere salvato?” metti da parte chi sei, chi sei stato fino ad ora (ciò che ti ha bloccato fino ad ora, anche il compromesso con il male) e cammina (anzi dice lui: egheire, cioè risorgi). Quale miglior messaggio da lasciare in un luogo, la chiesa del vecchio ospedale, dove dal XII secolo si curava tutta la sofferenza umana. Quale miglior messaggio, oggi, nel giorno della Resurrezione del cristo. Che sia simbolo di resurrezione per tutti noi lasciando il male, soprattutto quello che attanaglia il cuore
Maura Martellucci 
Roberto Cresti