I giovani e i progetti – Scoprire Siena con una polaroid: Giulia Valacchi lascia il lavoro all’Onu e torna nella sua città

Una scelta non fatta a cuor leggero ma fatta per amore verso la propria famiglia, verso la propria contrada (il Valdimontone) e verso la propria città. Queste sono alcuni dei motivi che hanno portato Giulia Valacchi a decidere di lasciare un lavoro sicuro e ben pagato in Svizzera per potere aprire il prossimo febbraio un’attività qui, nel territorio dove ha lasciato le proprie radici. La carriera intrapresa da Giulia è simile a quella di tanti italiani: preso il diploma c’è stata la volontà di lasciare la vita di provincia giudicata al tempo soffocante:”Volevo fare un po’ di esperienza fuori Siena quindi sono andata a studiare a Roma per la laurea triennale, ho fatto un anno all’estero a Lisbona per la magistrale – dice Giulia – e poi alla fine sono venuta a studiare qua a Ginevra”.

 

Quella nella città elvetica sembrava una vita da sogno: una città ordinata e pulita dove potere coltivare nuove passioni; un buon lavoro, all’Onu, con uno stipendio elevato. Era insomma l’ esistenza predicata da chi sostiene che nelle altre nazioni si possa stare meglio rispetto all’Italia. Per Giulia però questa convinzione si sarebbe nel tempo rivelata falsa: “siamo tanti italiani qua in Svizzera cosi come nel resto del mondo. Le correnti di pensiero sono due: da un lato c’è chi non tornerebbe mai in Italia, contento di non vivere più nel paese natio; poi ci sono le persone a cui manca quel vivere dentro una comunità, qualcosa che all’estero non riesci a trovare – spiega Giulia – questa è stata un po’ la mia condizione. Ci sono tante opportunità di carriera però non sono riuscita a immaginarmi a vivere a Ginevra per un lungo periodo”. Con il passare  degli anni infatti in lei sarebbe maturato a poco a poco un senso di lontananza verso la propria famiglia, verso i propri amici e verso la propria città natale. I pochi giorni in cui riusciva a vedere i propri cari non erano sufficienti a colmare la sua nostalgia. La sua anima era attraversata da un senso di conflitto: se da un lato era c’era il desiderio di potere tornare nella sua prima casa, dall’altro c’era la paura di deludere i propri genitori che avevano contribuito alla sua una carriera universitaria:”finire il dottorato è stato come finire un ciclo e mi sono chiesta cosi volessi fare di preciso. Ho avuto l’opportunità per lavorare all’Onu e l’ho colta ma alla fine ho deciso di tornare qui”.

La volontà di rivedere Siena è  troppo grande, e per questo Giulia  è tornata ed ha deciso di aprire, con due sue amiche, Polaroad, la propria attività imprenditoriale qui in città, prendendo spunto dall’idea del 2014 che ebbe successo con un  progetto analogo in Maremma.

Una scelta che ha scosso la sua famiglia che non si aspettava un cambiamento così radicale: “per loro sicuramente questo cambio è stato uno shock, non se lo aspettavano ma hanno accettato questa novità nel mio percorso – spiega Giulia – hanno capito che so cosa fare con la mia vita e che ho un progetto lavorativo chiaro ed  sono felici per le mie scelte”. Giulia oggi si è creata un lavoro tutto suo ed  è riuscita a coniugare le sue più grandi passioni: l’ amore per Siena e la passione per la fotografia: “con le mie due amiche e nuove socie abbiamo voluto puntare su qualcosa di totalmente nuovo che non ci fosse in città – dice Giulia  – volevamo fare qualcosa che potesse essere utile per il turismo. La nostra personale sensazione è che Siena abbia molto da offrire ma che spesso i suoi tesori non vengano valorizzati. Per noi l’importante è attirare persone che vogliono passare maggior tempo nella città. Abbiamo deciso di coniugare questa scoperta della città del cliente con la fotografia istantanea. Il turista fa dei tour cittadini con la macchina fotografica istantanea, la polaroid appunto e si crea un proprio album di ricordi. Se il cliente non la possiede la può noleggiare da noi, sennò può usare la sua. Vogliamo coinvolgere chi viene a visitare Siena: sia grandi che piccini. Il turista segue i suoi ritmi ed è libero di gestire la propria esperienza. Negli album che faranno, potranno dare spazio a tutta la loro creatività: ci sarà chi si farà un selfie, o chi invece farà una semplice foto ad un monumento”.

Marco Crimi