Giorno della Memoria, il ricordo dei familiari dei prigionieri: “Mio nonno, che viveva mangiando le bucce di patata…”

“Non deve più succedere, mai più”. Sono poche e significative le parole che Damiano Goracci scandisce dopo la consegna delle medaglie d’onore in Prefettura in occasione delle celebrazioni della giornata della memoria.

Damiano è solo un bambino ma vive dei ricordi sul suo bisnonno Bruno che fu catturato dai tedeschi e costretto a raggiungere un lager nazista in Austria dove venne sfruttato come uno schiavo in una fonderia.

Bruno Goracci è uno dei tre insigniti con le medaglie d’onore conferite dal Capo dello Stato ai cittadini italiani, militari e civili, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra, e ai familiari dei deceduti. Gli altri due sono Santi Salvini e Marino Verdinelli. Il primo era partito per il servizio militare a Messina e poco dopo venne inviato sul fronte greco ed in Albania dove si trovava il giorno dell’8 settembre 1943. Fu lì che i tedeschi lo presero. Dopo un viaggio in un carro merci di due settimane finì in un campo di lavoro in Germania. Internato per quasi due anni venne liberato dai russi e tornò a casa grazie alle staffette della Croce Rossa. Anche Verdinelli fu fatto prigioniero in Albania. I tedeschi lo catturarono, lo deportarono e lo costrinsero a lavorare duramente in uno zuccherificio. Sarebbe tornato a casa nel 1945 dopo un viaggio estenuante.

Le loro storie vengono raccontate in Prefettura davanti ai loro familiari e alle autorità civili e militari. L’onorificenza di Salvini è stata ritirata dal suo nipote Riccardo Trefoloni e consegnata dal Prefetto di Siena Maria Forte e dal sindaco di Poggibonsi Davida Bussagli. “Oggi è stato riconosciuto il suo sacrificio durante il conflitto- dice Trefoloni alla stampa-. Da lassù sarà molto contento per questo. Mio nonno ricordava sempre il suo vissuto durante la seconda guerra mondiale, soprattutto i giorni di trasporto passati nel  carro bestiame. Spesso raccontava anche fatti ‘ simpatici’: per esempio quando faceva con gli altri internati la corsa delle piattole”. Per Bussagli occorre invece: “non dimenticare”  perché “a distanza di oltre 70 anni le ferite di quell’incubo sono ancora aperte e non sono chiuse.  Questa è stata la più grande tragedia dell’umanità, ma ci sono forme di sopraffazione che tutt’ora interessano parti del mondo. Noi non possiamo essere indifferenti”,

A ricevere la medaglia di Goracci è andato il nipote Mirko, ma erano presenti anche il figlio Pietro e, appunto il bis-nipote Damiano. Con Forte ha consegnato la medaglia anche il sindaco di Torrita di Siena Giacomo Grazi. “Quando è tornato a casa mia mamma riusciva a malapena a riconoscerlo: pesava 38 chili”, afferma Mirko Goracci, visibilmente commosso davanti ai giornalisti. Suo padre Pietro, figlio di Bruno, non riesce a parlare, le sue parole sono strozzate da una forte emozione. Grazi invece ribadisce le iniziative del suo Comune in occasione di questa giornata “inaugureremo in giornata un monumento dedicato alla liberazione del Comune. Stamani inoltre abbiamo avuto una videoconferenza con i ragazzi delle scuole e il presidente dell’Anpi Giulio Fè”.

Antonella Verdinelli, figlia di Marino Verdinelli, ha ricevuto l’onorificenza dal Prefetto e dal sindaco di Chianciano Terme Andrea Marchetti.