Gabriele Ruffoli, A ‘zonzo’ tra Storie e Leggende nel Senese, Siena 2019

“A ‘zonzo’ tra Storie e Leggende nel Senese” è un libro che già a partire dal titolo si fa incontro al lettore ispirandogli un profondo senso di libertà. Infatti, la locuzione “a zonzo” comunica con rara efficacia l’idea di un movimento senza meta e senza scopo, quasi erratico, possibile fonte di piacere e di svago. Si sale in macchina, si accende il motore e si parte. Lungo la strada si gettano occhiate al paesaggio circostante, ci si lascia guidare dalla suggestione dei nomi delle frazioni e dei paesi che s’incontrano, mentre in sottofondo la radio trasmette le canzoni che più amiamo. A un certo punto con l’automobile si accosta, ci si arresta, si scende, consapevoli che la campagna senese, tanto quella a sud quanto quella a nord, è sempre generosissima d’incanto e di bellezza, sia a livello di natura sia a livello di civiltà. Gabriele Ruffoli, l’autore di “A ‘zonzo’ tra Storia e Leggenda nel Senese”, ci regala un’utilissima guida che, immune da ogni pretesa di offrire una gerarchia della bellezza che, come pietra preziosa in uno scrigno, si raccoglie in un “terrarum angulus” (la Toscana), si propone semplicemente di offrire dei suggerimenti, di consigliare. Libertà, dunque, non costrizione: il piacere di “andare a zonzo” è difeso e salvaguardato. Laghi, corsi d’acqua, sorgenti, grotte, boschi, colline, casolari, eremi, monasteri, abbazie, ville, palazzi, castelli mulini, vasche, sfilano sotto gli occhi del lettore – insieme ai nomi di personaggi celebri che hanno legato frammenti della propria esistenza a quei posti, come Giuseppe Garibaldi, che per alcuni giorni si fermò a Poggio Santa Cecilia, ospite dei conti Buoninsegni – per poi un giorno imporsi all’attenzione del visitatore: a tal punto forte appare il desiderio, dopo avere sfogliato “A ‘zonzo’ tra Storie e Leggende nel Senese”, di mettersi in viaggio. Il passo che segue è tratto dal capitolo iniziale, dedicato a Orgia, nella Val di Merse, che dista ventidue chilometri da Siena. Katiuscia Vaselli, direttore di Siena News, ha curato la prefazione del libro.

“In provincia di Siena, sono tante le località che hanno nomi stravaganti ed originali e capita spesso di imbattersi in cartelli che fanno sorridere o si prestano a battute e doppi sensi. Inizieremo questo viaggio dividendo il territorio in diverse zone come il Chianti, le Crete, la Val di Chiana, la Val d’Orcia, ecc… oggi inizieremo dalla Val di Merse. Ovviamente incominceremo dal paese di Orgia, conosciuto in tutta Italia e osannato in tantissimi siti. Beh, sappiate che il toponimo non deriva assolutamente da quello che veniva detto o immaginato, ovvero da feste pagane in onore del dio Bacco, ma ha l’etimo in ‘hordeum’, cioè orzo. Orgia è un antico insediamento0, tutt’oggi articolato a nuclei di antiche case sparse poste sulla collina. La prima attestazione della località risale all’anno 730, dato che la località era inclusa nella donazione fatta dalla Contessa Matilde di Canossa al Vescovo di Volterra. Nel 1073 divenne sede di un castello, posizionato strategicamente e conteso nel corso successivo da Siena e dagli Ardengheschi, mentre lo stessi imperatore Federico II vi stabilì i propri castellani e nel corso del 1300 iniziò la decadenza del castello, fino alla sua definitiva rovina. Oggi non ne rimane traccia, se non nei materiali dell’abbattimento utilizzati dalla famiglia Piccolomini per edificare una villa ad Orgia che si chiama proprio Castello. Rimane la chiesa di San Bartolomeo, menzionata a partire dall’XI secolo e antica dipendenza della Pieve di Rosia”.

a cura di Francesco Ricci