Elegante e popolaresca, la Madonna di Milo Manara incanta i senesi

Ha mandato in brodo di giuggiole i senesi, che da Milo Manara si aspettavano proprio una fascinosa Madonna carnale e un bianco destriero del destino. Ha le sembianze di una perfetta e sensuale top model – una Gigi Hadid dei nostri giorni – e la nervosa gestualità di una Madonna alla Filippino Lippi. È contemporanea, ma non ignora del tutto i canoni di un’iconografia che ha le sue obbliganti regole. Il manto – pallium – blu che le svolazza festoso attorno allude al desiderato premio della Festa di mezz’agosto. L’abito che indossa ha una plasticità abbagliante: il celeste conferisce qualità divina, il rosso rammenta passioni e dolori. La tradizione occidentale ribalta modelli ortodossi-bizantini. Se si deve citare una notissima rappresentazione della Vergine che spicca il volo vien da pensare, per analogia ovviamente, alla Madonna di Tiziano nella basilica veneziana dei Frari. Per quanto si sia adeguato alla sacralità di una protettrice icona, Milo Manara ha tenuto fede al suo stile di disegnatore che predilige forme e composizioni di calcolato, pastoso equilibrio. Non poteva mancare un cavallo che introducesse un riferimento, diventato ormai consueto, al nucleo agonistico del Palio. La compenetrazione tra l’immagine mariana e la candida bestia è così evidente che sembra voler accostare terrestri entusiasmi e devota preghiera. Un nastro dorato con zodiacali medaglioni nei quali è inscritta l’araldica delle Contrade si avvita dall’alto in basso. Non è stato mai facile dare compattezza ad uno stendardo tanto sviluppato in altezza. Manara c’è quasi riuscito e non ha lasciato un angolo vuoto: il suo drappo è una vela pronta a gonfiarsi al vento, a mutarsi in un maestoso gonfalone. «Ave maris stella» è inno che risuona di frequente negli oratori delle Contrade e son quelle parole che, forse per l’epica marinara frequentata dall’autore, vengono alle labbra. Un’opera elegante e popolaresca, elaborata ricorrendo alle astuzie del mestiere per acquisire con facilità un vasto consenso.

Roberto Barzanti