Dopo il documentario sul Palio Tayu Vlietstra torna a Siena per presentare il suo ‘Opera prima’

Si chiama ‘Opera prima’ il film di Tayu Vlietstra presentato, tra gli applausi, martedì 28 settembre al Nuovo cinema Pendola a Siena in occasione della 25° edizione del Terra di Siena film festival. La scelta di presentare il film proprio a Siena non è casuale per il regista italo-olandese, dato il profondo legame che lo lega con questo territorio.

Tayu Vlietstra, com’è il suo legame con Siena?

“Io sono nato e cresciuto a cavallo tra la provincia di Siena e quella di Firenze. Mia madre, poi, era un’artista che in più occasioni si era recata qui a Siena per organizzare alcune esposizioni. Il mio legame con Siena si è poi potuto rinsaldare negli anni grazie al mio lavoro: dapprima ho prodotto, girato e montato ‘Il Palio riflesso dell’anima’ per ‘La storia siamo noi’ che è andato varie volte in onda su Rai tre. Poi nel 2014 ho curato il cortometraggio per la candidatura di Siena capitale della cultura Europea”.

‘Opera prima’ è il suo ultimissimo prodotto, che cosa dobbiamo aspettarci noi e cosa si aspetta lei?

“Si tratta di un’indagine sull’opera prima di alcuni tra i più grandi ed amati registi italiani: Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci, Lina Wertmüller, Marco Bellocchio, Liliana Cavani e Francesca Archibugi. Da parte mia c’è l’intenzione di far conoscere questi grandi maestri alle nuove generazioni: devo tristemente constatare che corriamo il rischio di disperdere un patrimonio culturale immenso che è quello dei grandi maestri del nostro cinema”. 

Il tutto influenzato dalla profonda amicizia che la legava al maestro Bertolucci

“Esattamente. Il mio rapporto con Bernardo Bertolucci nacque agli inizi degli anni 2000. Io all’epoca avevo appena 22 anni ed ero reduce da un’incredibile viaggio in Tibet, un’esperienza grandiosa. Durante questo pellegrinaggio avevo portato con me una videocamera ed avevo filmato tutto. Quando riuscii a far vedere quello che avevo prodotto al maestro Bertolucci nacque subito un’amicizia molto forte che mi ha portato anche ad affiancarlo su alcuni set importanti”. 

Ha mai pensato di passare del documentario alla finzione?

“L’idea c’è, diciamo che è ancora qualcosa in costruzione. Si tratta di un passaggio importante, ponderato a lungo, ma che il maestro Bertolucci mi aveva spesso spronato a compiere. 

C’è qualcuno che vuole ringraziare?

“Sì, devo assolutamente portare i miei ringraziamenti a Beppe Tinti di Mama’s records e Stefania Rifiordi della Invisible carpet. Infine, devo ringraziare Claire che ci ha concesso la sua canzone ‘La Chambre’, utilizzata nel corso del film e durante i titoli di coda”. 

 

Emanuele Giorgi