Donna chiama Donna: Antonia, le ferite e la fuga verso Siena

L’Associazione Donna chiama Donna si avvicina ai vent’anni di attività a Siena e i numeri dell’assistenza alle donne sono cresciuti, purtroppo, di anno in anno. Un’associazione di volontariato importante della quale parleremo anche nei prossimi giorni perché il tema della violenza è sempre più di attualità, e nonostante molto sia stato fatto, spesso e volentieri le donne non riescono a  vincere la paura e le minacce. Torneremo, dicevamo, a parlarne perché da oggi parleremo molto del volontariato sul nostro territorio

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L’idea che abbiamo è quella di raccontare la rete forte del volontariato sul nostro territorio. Cominciamo con una storia, all’indomani della giornata mondiale contro la violenza sulle donne.

Mi chiamo Antonia mi sono rivolta alla vostra associazione perché mia figlia si trova in questa città a studiare da oltre un anno, sono in casa sua, lei in questo momento è in vacanza con le amiche.
Abito in un paese del sud, sono letteralmente scappata di casa, dopo l’ennesima lite, con botte insulti da parte di mio marito.

“Questo è stato l’approccio telefonico. Le abbiamo dato un appuntamento. Con la collega l’abbiamo accolta, l’abbiamo calmata, cercando in tutti i modi di tranquillizzarla, Antonia piangeva continuamente ed era molto agitata, cercando di metterla a suo agio per fare in modo che si aprisse e ci parlasse liberamente senza remore”.

Il racconto delle volontarie dell’associazione è lento, di una cadenza pesante quanto il dolore che tyutte queste parole si portano dentro. E’ sempre l’emozione a dettare i tempi. Perché non è facile avere a che fare con il male, soprattutto quello che deriva dagli ambienti più intimi e sicuri. E allora ogni volta che una donna chiede aiuto all’associazione, per le volontarie – ci sono professionisti: psicologhe e avvocati –  il volontariato si ricorda di vivere dentro un corpo di donna che percepisce fino in fondo il dolore che le viene raccontato.
“Antonia ha capito, più calma ha iniziato a parlare del suo disagio, prima con reticenza, poi data la disponibilità ed il clima di fiducia instauratosi si è come sciolta ed ha iniziato a raccontare che il marito è molto ben inserito nel tessuto sociale del suo paese, di famiglia benestante e molto in vista. Antonia ha 46 anni ben portati, due figli, una figlia di 21 anni che studia nella nostra città ed un figlio di 19 anni che ha appena fatto l’esame di maturità.
Ci racconta che le botte sono iniziate addirittura durante il viaggio di nozze, il tutto per un banale battibecco, lui l’ha schiaffeggiata. Dopo come spesso succede le ha chiesto scusa, l’ha riempita di fiori, portata al ristorante facendola sentire importante, lei lo ha perdonato ed ha continuato la luna di miele.
Tornati a casa, lui ha iniziato da subito ad essere molto aggressivo, prima con le parole, poi con spintoni e schiaffi”.

Ero molto giovane – ha raccontato antyonia alle volontarie – e sofferente ho parlato di questo con mia madre, ma lei ha minimizzato ed ha detto molto duramente che ormai quello era mio marito e dovevo avere pazienza.
L’escalation della violenza è avvenuta gradualmente, sempre dopo gli schiaffi c’era la riappacificazione, il perdono, le scuse… tutto sembrava meraviglioso ed a me non restava che dimenticare le botte.
Poi un giorno per caso ho trovato un biglietto in una giacca ed ho capito che aveva una relazione extraconiugale.
Da lì è avvenuta la prima delle violenze che mi hanno condotto al pronto soccorso. Era già nata la bambina e questa cosa mi ha destabilizzata, lui era sempre più violento, mi ricattava finanziariamente, perché io non lavoravo, mi negava perfino i denari per fare la spesa, quando io facevo le mie rimostranze per il suo tradimento ed i suoi ricatti lui diventava violentissimo fino a spaccarmi al bocca con un pugno. Sono andata al pronto soccorso e con l’aiuto di mia sorella ho fatto la denuncia per maltrattamenti.
Quando mio marito ha saputo la cosa è venuto disperato da me e da mia sorella giurando piangente che non sarebbe più successo, che era pentito, che la storia con l’altra donna era finita, e che la denuncia avrebbe rovinato anche il suo lavoro.
Ancora una volta l’ho perdonato, ho ritirato la denuncia e siamo entrati in terapia di coppia… durata anni. Nel frattempo è nato il nostro secondo figlio. Durante la terapia per molto tempo il matrimonio sembrava tornato perfetto, lui era tornato gentile, mi riempiva di regali, era amorevole con i ragazzi che crescevano sereni, tutto sembrava ritornato alla normalità.
Di colpo ha ricominciato ad essere aggressivo, senza motivi, alzava la voce , mi spintonava anche davanti ai miei figli, non andava mai bene nulla, il cibo non era buono, i figli non erano educati per bene, la casa non era pulita, le camice erano stirate molto male, fin quando non mi ha tirato dietro il ferro da stiro.
Siamo tornati in terapia, ma io non ero più la stessa, mi sono accorta che i miei sentimenti nei sui confronti erano solo paura, ed ho iniziato a non voler avere più rapporti sessuali con lui, questo lo ha letteralmente mandato fuori di testa, ed ogni occasione era buona per picchiarmi, senza lasciare il segno però, mi picchiava sulla testa o da altre parti poco visibili. Mi costringeva ad avere rapporti sessuali ricattandomi economicamente, ma soprattutto mi ricattava dicendomi che non avrebbe mantenuto agli studi i nostri figli. Questa è la ragione per cui ho sopportato per anni questa situazione, fino a quando con un pugno mi ha rotto il setto nasale e mi sono ritrovata al pronto soccorso. Dopo questo episodio ho iniziato a parlare di separazione ho trovato un avvocato e lui è come impazzito, è andato da tutti i nostri amici a dire che io sono pazza, che lui è stato sempre un marito esemplare, ha convinto perfino i miei parenti, tranne mia sorella che mi è stata sempre vicina.
Qualche giorno fa è tornato a casa, io ormai dormo in camera di mia figlia, chiusa dentro, come ogni notte, ha sfondato la porta ha iniziato ad urlare offendendomi mi ha costretta ad un rapporto sessuale mettendomi una mano al collo fino quasi a soffocarmi…mi sono vestita ho preso la macchina e sono scappata in questa città.

“Questo il racconto di Antonia, l’abbiamo ascoltata, si è fermata in città circa un mese, e venuta da noi per diversi colloqui, ha parlato con la nostra avvocata che le ha consigliato di continuare con la separazione e per questo è tornata a casa. Inizialmente i figli hanno preso molto male la fuga della madre, continuavano a chiamarla ed a colpevolizzarla, non volevano prendere le parti di nessuno, poiché il padre ha minacciato di tagliare le spese per gli studi.
Da quando Antonia è tornata ne hanno parlato ed hanno capito, ora abita dalla sorella, aspetta serena la separazione ed è in contatto con noi e ci ringrazia costantemente per averla ascoltata, supportata e soprattutto accolta…grazie alla fiducia che le abbiamo dato non si sente più sola”.

Michela Piccini