Smottamenti a Montalbuccio, società della salute e quartiere ecologico in consiglio comunale

Gli smottamenti in strada di Montalbuccio, la società della salute e il quartiere ecologico di Malizia sono alcuni degli argomenti che sono stati trattati nel consiglio comunale di oggi.

SMOTTAMENTI Gli smottamenti in strada di Montalbuccio nell’interrogazione del gruppo Pd presentata da Alessandro Masi, Giulia Periccioli, Luca Micheli e Bruno Valentini. Il consigliere Masi ha ricordato “quanto periodicamente questa via sia interessata da frane dovute a picchi di maltempo, non ultima quella dello scorso metà novembre che ha causato, e causa tuttora, problemi ai residenti e al traffico pubblico. Considerando l’importanza di questa strada e l’intento del Comune di essere pronto a fare interventi finali, come espresso dal sindaco nel precedente consiglio”, Masi ha chiesto “quando saranno avviati gli interventi di messa in sicurezza delle scarpate da parte dei privati, e se l’amministrazione intenda partecipare direttamente, considerando l’utilità pubblica della strada”.

“L’amministrazione – ha risposto l’assessore ai lavori pubblici Sara Pugliese – si è attivata con i soggetti privati interessati, ai quali è stato richiesto di provvedere agli interventi di prima messa in sicurezza propedeutici alla rimozione dei materiali franati. Con deliberazione della giunta dello scorso  5 dicembre abbiamo comunicato la nostra disponibilità a contribuire nell’immediato, mettendo in atto quanto necessario per poter rimuovere i materiali franati e cercare di rendere nuovamente fruibili al traffico veicolare e pedonale le strade con un impegno economico di 50mila euro”.

Il Comune, con una determinazione dirigenziale del successivo 17 dicembre ha poi provveduto ad affidare gli interventi di rimozione di alcune frane ad una ditta specializzata. “Ieri – ha proseguito l’assessore –  a seguito della comunicazione pervenuta dagli aventi causa riguardo la frana si è avviato l’intervento di rimozione dei materiali, che saranno stoccati nella cava di Pancole (Castelnuovo Berardenga), in attesa dell’esecuzione delle prove e delle verifiche, richieste dalla normativa, riguardo il loro possibile riutilizzo. Una volta rimosso il materiale saranno installate alcune barriere in calcestruzzo che delimiteranno la larghezza della sede stradale, rendendo fruibile una sola carreggiata e istituito un senso unico alternato ‘a vista’”.

“Il senso unico alternato è destinato a rimanere in essere fin quando non saranno approntati tutti gli interventi di messa in sicurezza definitiva sulla base di un progetto che dovrà essere redatto dai tecnici incaricati dai soggetti privati, e sottoposto alle necessarie autorizzazioni”.

Masi, nel dichiararsi “soddisfatto sulla tempistica relativa alla risoluzione temporanea del problema che ha visto l’apertura di una carreggiata”, ha poi aggiunto che “mi preoccupa la tempistica per la soluzione totale del problema. La limitazione del traffico, in strada di Montalbuccio, infatti, aumenta il carico sulla vicina strada degli Agostoli, con disagi e danni anche per quel tratto che vanno anch’essi ripristinati. Mi auguro che la viabilità a senso unico non rimanga a vita”.

SOCIETÀ DELLA SALUTE Con una interrogazione nell’assise cittadina i consiglieri comunali del Partito democratico Luca Micheli e Alessandro Masi hanno chiesto informazioni “sull’annunciata rivisitazione dell’adesione all’attuale assetto della società della salute senese e sulla diversa destinazione delle risorse comunali secondo le possibili nuove direzioni prescelte”.

Micheli ricordando all’aula la delibera di giunta del 3 ottobre con la quale veniva deciso “di comunicare alla società della salute l’intendimento dell’amministrazione di avviare un processo di verifica e razionalizzazione delle funzioni e attività anche nell’ottica di un diverso posizionamento e migliore allocazione delle funzioni e attività, in relazione alle peculiari esigenze (…), che comporterà, dal 2020 una completa rivisitazione dell’adesione”, ha chiesto al sindaco e alla giunta “se tale processo è stato attuato e quali le risultanze”. Ma anche di conoscere “in quali forme e con quali azioni si intenda assicurare la piena rivalutazione del ruolo e delle prerogative del Comune in questo delicato ambito nell’interesse della popolazione”.

“Grazie per l’interrogazione presentata – ha detto l’assessore alla sanità Francesca Appolloni – che consente di far chiarezza, per poter così riportare il tema al cambio di giunta e, quindi di direzione, in modo da prendere consapevolezza delle varie situazioni e relazioni con gli enti che, a vario titolo, vedono il coinvolgimento del Comune. Ciascun Comune contribuisce al bilancio della società della salute versando una quota capitaria che per Siena è pari a 26,90 euro per cittadino residente, ma mentre noi abbiamo pagato una cifra iniziale più alta, agli altri enti è toccato innalzare progressivamente la cifra perché più bassa. Dal 2016 in poi, pur versando più degli altri, abbiamo dovuto attribuire una serie di servizi aggiuntivi che non vengono richiesti dagli altri enti per un totale di 1.635.010 euro”.

Il numero dei dipendenti della società della salute è 42, dei quali 26 in comando dal Comune di Siena e impiegati per tutti e 15 i Comuni, oltre a 3 dagli altri Comuni e 8 dell’Ausl. Solo 5 sono stati assunti direttamente dal Consorzio, mentre Sovicille mette a disposizione una unità.

“E’ palese – ha proseguito – che la società della salute non è stata in grado di strutturarsi con personale autonomo, salvo i 5 assunti nel corso degli ultimi anni. Detto questo posso dire che il processo di verifica è stato attuato ed ha portato frutti positivi: l’ottenimento di una revisione dei costi dei servizi aggiuntivi con una previsione per il 2020 che vede il Comune di Siena risparmiare 60.231 euro. Ad esplicita richiesta sulla qualità del servizio erogato, a fronte del decremento di costo in capo al nostro Comune, la società della salute ha risposto che non deve parlarsi di ‘tagli’ ma di riallocazione di risorse sul bilancio della società della salute, ‘quindi i servizi non ne subiscono nessuna conseguenza’”.

Per quanto concerne il personale l’assessore ha informato sulla disponibilità di proroga, riservandosi, tuttavia, di valutare se tra i comandati vi possano essere unità di personale delle cui professionalità il Comune si trovi al momento sguarnito. Ed ha evidenziato, relativamente alla presidenza, come questa negli anni passati sia sempre stata  “in capo a Siena, in quanto capoluogo di provincia, cosa che attualmente, invece, vede Sovicille (10.028 abitanti contro 53.937). Un improvviso venir meno di rappresentatività per il quale sono certa che non farete mancare il vostro apporto in modo da assicurare la piena rivalutazione del ruolo e delle prerogative  del Comune di Siena”.

Appolloni ha concluso sottolineando che “nella misura in cui, la legge non sembra impedire ma rende particolarmente macchinosa l’uscita dalla società della salute, l’amministrazione si impegna a monitorare l’attività per come portata avanti dall’attuale presidenza, vigilando affinché la qualità percepita dai cittadini senesi non sia quella attuale ma possa cambiare in meglio. Ogni eventuale ulteriore risparmio, senza che vi sia un discapito per il servizio, andrà discusso, in primis, con l’assessore al bilancio”.

QUARTIERE ECOLOGICO DI MALIZIA Vanni Griccioli, Massimo Mazzini e Pierluigi Piccini del gruppo Per Siena hanno invece interrogato la giunta sul quartiere ecologico di Malizia.

“La zona in questione situata tra le Grondaie e viale Bracci – ha dichiarato Piccini – presenta, accanto ad un nucleo di abitazioni strutturate con canoni della bioedilizia, aree in totale degrado ed incompiute con un cantiere in abbandono visibile già dalla rotonda del ponte di Malizia venendo così meno al progetto iniziale di un quartiere ecosostenibile e autonomo. La situazione – ha poi precisato il consigliere – si è determinata con il fallimento della ditta costruttrice e che le parti incompiute sono di proprietà privata e facenti capo alla curatela fallimentare”.  Per queste ragioni ha chiesto “se l’amministrazione non possa farsi promotrice di una risoluzione interagendo con il curatore per rendere appetibile a nuovi investitori l’area, e se per fare questo intenda coinvolgere anche i residenti stessi”.

“La questione – ha risposto l’assessore all’urbanistica Francesco Michelotti – riveste aspetti di rilevante problematicità e non solo per lo stato di degrado in cui attualmente si trova, ma anche per lo sviluppo delle procedure amministrative che lo hanno interessato. Basti pensare che inizialmente fu approvato un piano di lottizzazione per l’edificazione dell’intero comparto che prevedeva la realizzazione di opere di urbanizzazione da cedere al Comune, il cui collaudo vincolava l’agibilità degli alloggi, con una garanzia fidejussoria di importo molto importante: circa 2.750.000 euro. Successivamente il piano fu revocato, con le opere di urbanizzazione parzialmente realizzate (più o meno per una quantità non oltre il 50% del totale) e fu scritta una nuova norma nel nuovo regolamento urbanistico (anno 2011) che prevedeva un intervento diretto convenzionato per le opere di urbanizzazione mancanti: strade, parcheggi e verde, senza però indicare la tempistica della loro esecuzione in relazione al rilascio dei titoli edilizi abilitativi”.

L’assessore ha inoltre informato che sono in atto verifiche per accertare se sono stati assolti correttamente tutti gli obblighi convenzionali con le relative garanzie fidejussorie, perché sono stati rilasciati dei permessi a costruire (anno 2012) che non hanno previsto la realizzazione di opere di urbanizzazione.

“E’ da tempo che abbiamo attenzionato tale problematica, per questo il piano operativo prevederà una scheda nella quale i nuovi interventi che completeranno l’edificazione del comparto saranno condizionati dall’approvazione di un nuovo piano attuativo o,  almeno un progetto unitario convenzionato, stante la necessità di realizzare ancora importanti opere di urbanizzazione primaria, quali appunto: strade e relativa viabilità, parcheggi, percorsi pedonali, verde”.

Il quartiere risulta, oltre che in  una condizione di generale degrado, anche carente di aree a parcheggio.

“Fu presentata nel 2017 – ha concluso Michelotti – dall’allora proprietà (oggi sostituita dal curatore fallimentare) la possibilità di sostituire una sostanziale quota di potenzialità edificatoria di tipo commerciale e direzionale in residenziale (richiesta oggi condivisa dallo stesso curatore). Nullaosta a tale modifica, soprattutto se è utile a rendere l’area più appetibile a nuovi investitori, purché siano assolti gli obblighi derivanti dall’esecuzione di opere di urbanizzazione nel rispetto dei disposti normativi vigenti, che invece al momento non sembrano completamente soddisfatti”.

Pierluigi Piccini nel dichiararsi “soddisfatto per la risposta dell’assessore”  ha, comunque, rimarcato “la situazione di disagio”, e ha auspicato che “il Comune, una volta verificato il pregresso, deve interloquire con il liquidatore così realizzare e terminare le opere precedentemente  previste per la zona, magari anche con il coinvolgimento dei cittadini lì residente che potrebbero anche loro rendersi partecipi”.