Di Placido e quella foto diventata virale: “Ho fatto quello che faccio sempre, seguire la mia squadra”

“Che bello è, quando esco di casa, per andare allo stadio, per vedere la Robur” cantavano i tifosi bianconeri, e, si spera, potranno tornare presto a farlo. Quel che è certo è che per Alessandro Di Placido, 56 anni, tifoso bianconero da sempre, uscire di casa per seguire il suo Siena non è mai stato un problema. Di Placido a Siena era già conosciuto come una istituzione del tifo bianconero, ed al momento può vantare un numero di partite seguite dal vivo imprecisate, tra trasferte e partite al Franchi. Tuttavia, nelle ultime ore il tifoso della Robur sta conoscendo una fama anche al di là di confini della città del Palio. Una sua fotografia a Trastevere ha letteralmente fatto impazzire il web raggiungendo svariate decine di migliaia di like e condivisioni: una immagine tanto semplice quanto toccante, un uomo da solo sugli spalti con la sua sciarpa a sostenere la sua squadra del cuore.

“Onestamente io non lo sapevo neanche di essere diventato famoso – ci racconta Alessandro – finché non me lo avete detto voi, in questo momento. Io ho semplicemente fatto quello che faccio sempre: andare a vedere una partita di calcio”. Il tifoso bianconero, poi ci racconta della sua vita e della sua passione: “Onestamente non sono in grado di ricordarmi la prima partita a cui ho assistito, ero troppo piccolo”, salvo poi continuare, “Tuttavia, ricordo perfettamente la mia prima trasferta: stagione 1981/82, il Siena gioca a San Giovanni val d’Arno. La Sangiovannese ci mette anche in difficoltà, ma alla fine la spuntiamo noi, grazie anche alla rete di Tintisona, la prima che ho visto segnare ad un giocatore della Robur lontano dal Franchi”.

Sul numero di partite a cui ha potuto assistere non riesce a quantificare: “Non saprei dove iniziare a fare un conto simile, posso dire che dal 2008 in poi sono riuscito a vedere oltre 400 partite dal vivo consecutivamente, contando casalinghe e trasferte”. Andare in trasferta come una scelta di vita, infatti, decide di raccontarci anche di trasferte lunghe: “Una volta andai insieme alla mia compagna ad Avellino, per una partita di campionato. Il caso volle che il Siena avrebbe giocato di nuovo a Palermo nell’anticipo del martedì: decidemmo quindi di allungare ed arrivare fino in Sicilia dove avemmo anche l’occasione per fare una mini vacanza”. Quella di Trastevere, tuttavia, non è la prima volta in cui Di Placido è costretto a seguire una partita da solo, come quando, racconta “andai a Catania da solo, presi il treno la sera ed arrivai la mattina alle 8”.

Il signor Alessandro Di Placido è una vera e propria memoria storica della Robur, e, quando gli chiediamo quale sia la trasferta che ricorda più volentieri non esita un secondo a rispondere: “Carpi – Siena giocata il 6 gennaio del 1999: noi eravamo penultimi a quota 9 punti, mentre gli emiliani erano ultimi. Quella prima parte di stagione fu disastrosa, e sembravamo destinati alla retrocessione. Di quella sera mi ricordo il freddo glaciale e Di Chiara, alla sua prima sulla panchina bianconera, in maniche di camicia a spronare i ragazzi per 90 minuti. Loro nel primo tempo presero anche un palo, ma alla fine si vinse noi per 1-3”. “Quella partita -prosegue- secondo me fu la svolta nella storia del Siena: quell’anno ci salvammo e l’anno dopo si andò di sopra, dando inizio alla grande favola che è stata quella dell’A. C. Siena”.

Questo ultimo anno, per un tifoso così duro a morire, è stato durissimo, con stadi chiusi e l’impossibilità di entrare in uno stadio. “Quando è stato possibile -ci confida- sono andato sempre a seguire i ragazzi, spesso mettendomi dietro i cancelli degli stadi o addirittura salendo sopra scale e muretti: certamente ho sempre rispettato tutte le norme anti pandemiche”. Il signor Di Placido, chiosa parlando di cosa significa tifare una squadra: “Quello che spesso non si vede, o non si sa, è che i rapporti che nascono sugli spalti restano. Quelli che all’inizio sono solo i ragazzi con cui vai allo stadio diventano amici per tutta una vita”.

Emanuele Giorgi

 

(Fotografia dalla pagina Facebook: Valerio Caprino – Calcio & Fototifo Dilettanti)