“David, la tua morte effetto di un sistema sbagliato”

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L’appuntamento è per oggi alle 17.30 e questa locandina dice abbastanza. Sono passati tre anni da quella sera carica di silenzio e di telefonate, di notizie e di dolore. Tre anni fa moriva David Rossi, capo dell’area comunicazione di Banca Mps e la morte, archiviata come suicidio, grazie a una lunga lotta condotta dalla vedova Antonella Tognazzi con il legale, Luca Goracci, ha portato alla riapertura del caso.

Nuove perizie che potranno forse rispondere ai tanti dubbi rimasti sulle ultime ore di vita di David Rossi.

Antonella Tognazzi, l’idea della manifestazione come nasce?

“Il suggerimento di una persona che conosco. L’idea poi è stata portata avanti da mia figlia Carolina che ha pensato a tutto. Sarà il ritrovo ‘simbolo’ per quante persone chiedono la verità”.

Indagine riaperta ma ancora nessuna novità…

“Ad oggi non abbiamo risposte, non sappiamo nemmeno su quali basi ‘nuove’ siano state riaperte perché tutti gli elementi presi in esame oggi sono gli stessi di tre anni fa. Solo che non erano stati ritenuti rilevanti”.

Si aspetta partecipazione alla manifestazione?

“Non lo so ma spero di sì. Questa città non ha mai voluto prendere coscienza del fatto, non si è mai esposta né mai commentato pubblicamente la vicenda. Siena ha subìto questa notizia forse per paura del peso che essa avrebbe potuto avere in determinate situazioni. Oggi  le risposte ci sono da parte della città, una partecipazione più attiva e concreta al di là dell’abbraccio, della pacca sulla spalla, che ha caratterizzato questi miei tre anni dopo la morte di David. Ho scoperto questa nuova attività grazie a facebook, dove avevo condiviso il video di M5S e l’incontro con il mio avvocato Luca Goracci. Ho ricevuto molti ‘mi piace’, tanto da pensare alla mia frase passata – era da poco successa la tragedia di David –  ‘questa città non sa più ridere ma non sa nemmeno piangere’. Ecco, ho notato che invece, dando una piccola spinta, la reazione c’è. Una presa di posizione che andava oltre, finalmente. Così, dopo qualche anno passato a non riconoscere più Siena, capace ormai solo di lamentarsi senza fare nulla, ho riconosciuto la mia comunità. Ed eccoci, oggi, a questa manifestazione. Perché stiamo subendo una situazione drammatica. La mia è una tragedia personale ma il sistema è sbagliato”.

 

Siena, quindi, è cambiata molto?

“Impoverita tanto, arida, eppure ognuno di noi il diritto di chiedere spiegazioni, la storia di David è una vittima, un effetto di questo sistema sbagliato, chiedendo giustizia per lui si capisce il perché di tante cose. Stiamo facendo un passo vediamo. Il fatto è che tutto è cambiato tantissimo ma non la mentalità della gente e questo è pericoloso. Siena così ha perso il suo peso, la sua importanza”.

In qualche modo crede che la vicenda di David possa portare a una coscienza diversa, oggi?

“Un seme di speranza, per un piccolo cambiamento. La manifestazione di oggi non sarà un appuntamento domenicale, spero che chiunque sia presente lo faccia pensando a questo. Non si deve temere il potere perché il potere vero è l’unità di intenti, il pensiero condiviso, la volontà di ridare orgoglio a una città che non si merita di essere definita omertosa e mafiosa dopo le vicende Mps. Eppure è così, è la realtà. Diamo un’opportunità a tutti noi di ridare orgolio alla nostra città!”.

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Crede di ottenere risposte dalle nuove indagini?

“Non ci sono novità o non sono state comunicate. Spero in tutta coscienza che si rimettano al lavoro, non so che dirti, me lo auguro ma elementi gli stessi, spero non sia stata una reazione obbligata per un intervento politico. Che devo continuare a cercare la verità lo so dal fatto che sto pestando i piedi sbagliati e mi fanno vedere sorci verdi, questo mi dà la forza di andare avanti. Spero di avere risposte o quantomeno la verità sul ritratto che è stato fatto di lui: David era riservato ma non emotivamente instabile”.

Crede che oggi David sarebbe contento del nuovo Siena News, giornale che lui ha ideato e fondato – innovazione enorme – nel 1996 insieme a David Taddei?

“Siena News era una sua creatura e ne era molto orgoglioso. Sai poi quanto David avesse a cuore  il suo lavoro e  quanto riusciva a precorrere i tempi. Aveva l’intuito e l’intelligenza costruttiva, riusciva a comunicare bene e avvicinare le persone. Pensa solo al brand 1472: quell’operazione non è mai costata nullaa nche se la gente, ignorante, ne parla come di uno sperpero. Costo zero e grande ritorno: aveva lui creato il brand territoriale che aveva unito la Banca ai cittadini”.

Oggi, invece, cosa direbbe di questa Siena?

“Non ne sarebbe orgoglioso, negli ultimi tempi noi pensavamo di andare via proprio dall’Italia. Un forte disagio e non ci si riconosceva più nella nostra città, lui non riusciva più a far bene il suo lavoro, diceva: viveva questo suo conflitto enorme, che tutto ciò che aveva creato nel migliore dei modi gli tornava indietro in maniera negativa. L’ultimo mese proprio non gli piaceva più niente”.

Quali oggi i suoi più grandi rimpianti, le cose che fanno più male oltre alla perdita di David? 

“Da parte della Banca mi sarei aspettata un grande sostegno. Pensavo sarebbero stati i primi per confutare ogni dubbio. Insomma, fossi stata io al posto della Banca avrei fatto di tutto per allontanare qualsiasi ombra dall’istituto di credito, non avrei permesso che le persone avessero sospetti. Io non ho mai accusato nessuno in compenso ho trovato un muro. Non ho mai avuto contatti con nessuno, per carità non ho da dirgli niente però c’è stata propio la corsa a tirarsi fuori dalla vicenda. Non è esistita assolutamente la parte umana” .

Quindi, oggi, parlando con David… 

“Ci parlo e gli dico che non valeva la pena. I valori sono altri, troppo il suo senso del dovere. Se avesse sacrificato meno la vita per la banca… per cosa poi… D’altronde il suo vero essere David era questo, non potevo farci niente. Oggi mi resta una frase: ‘Nelle parole ciò che penso, nel silenzio ciò che sento’.

Katiuscia Vaselli