Dalla strada al lavoro, con la sartoria migrante amica dell’ambiente. La storia di Kirikuci in terra di Siena

Mani che tagliano e cuciono, ricamano, imparano, lavorano, occhi che hanno vissuto giorni bui e che nella fuga hanno sperato in un futuro migliore: Kirikuci è uno spazio mentale dove il passaggio dalla strada al lavoro è reale, dove l’artigianato diventa un lavoro  con buone pratiche preziose per l’ambiente. “È incredibile quante cose si possono fare quando si incontra una persona illuminata”. A parlare è Andrea Searle, donna di origini cilene ma che ormai abita nel Senese. “Per noi è il caso di don Domenico Poeta – prosegue – viceparroco della parrocchia di San Bartolomeo a Pilli nel comune di Sovicille”. Andrea Searle è la responsabile dell’associazione Kirikuci, sartoria migrante.

“La nostra associazione è nata a Sovicille ormai 3 anni fa, come collaborazione tra i ragazzi africani richiedenti asilo – racconta ancora la Searle -. Questi ragazzi passavano le proprie giornate nei centri di accoglienza senza fare nulla; la nostra idea è stata quella di impegnarli in qualcosa per poter lavorare insieme. Qualcuno di loro sapeva già cucire, essendo un sarto nel suo villaggio, mentre qualcuno ha imparato con noi”. “Senza l’aiuto di don Domenico – aggiunge – e della Chiesa non avremmo potuto fare tutto questo. Loro ci hanno messo a disposizione molti locali e  hanno fatto sì che riuscissimo ad affrontare tanti progetti come le sfilate. Un ringraziamento va anche a Banca Cras Sovicille e a Chianti Banca che ci hanno sostenuto nelle nostre iniziative. Purtroppo, devo anche registrare che quando abbiamo chiesto aiuto alle istituzioni locali, raramente ci sono state aperte delle porte”.

“La nostra associazione – spiega ancora Andrea Searle – è diventato un vero e proprio strumento dalle molteplici funzioni. Innanzitutto evitiamo che tanti ragazzi diventino vittima di fenomeni di sfruttamento: sono tantissimi i giovani che vengono da noi senza sapere quali siano i propri diritti ed i propri doveri. Tanti ragazzi, inoltre, sono stati valorizzati nel proprio lavoro: non sono poche le persone che hanno iniziato con noi e che ora sono state assunte anche a tempo indeterminato da sartorie importanti. A tutto ciò aggiungiamo che la nostra associazione ha una vocazione apertamente ecologista: gran parte del nostro lavoro consiste proprio nel riciclare, riutilizzare o reinventare capi di abbigliamento che altrimenti sarebbero andati persi. Infine, non posso non ammettere che è bello vedere ragazzi di Gambia e Senegal, paesi in conflitto, che vanno d’accordo e socializzano nelle nostre mura”.

“Voglio invitare chiunque sia interessato – conclude la Searle – al primo incontro per una sartoria migrante e sociale all’Amiata. La nostra associazione vuole formare un gruppo sartoriale amiatino formato da persone volontarie che abbiano voglia di lavorare insieme e imparare l’antico arte della sartoria, La riunione sarà fatta ad Abbadia San Salvatore alle 15 nei pressi della Misericordia in Via Po, 11”.

Emanuele Giorgi

Foto di Tommaso Taurisano