Covid-19, l’accusa della Fiom: “Poche aziende rispettano le norme sanitarie”

In questi giorni la FIOM, insieme ai propri delegati sindacali, si sta incontrando con le aziende per fare accordi sulla integrale applicazione di quanto previsto dal Protocollo siglato sabato da Governo, CGIL, CISL, UIL e parti datoriali sulla regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 all’interno dei luoghi di lavoro.

“Oltre a tutta una serie di precauzioni igieniche generali e personali – spiega il sindacato -, quali la sanificazione periodica dei locali, l’utilizzo di gel igienizzanti e la pulizia giornaliera dei locali comuni, la principale misura di contenimento prevista dal protocollo, nell’osservanza dei vari decreti governativi emanati nei giorni scorsi, è il rispetto della distanza interpersonale di almeno 1 metro. Il concetto è semplice, se si è distanti dagli altri è più difficile contagiarsi”.

“Solo laddove il lavoro imponga di lavorare a distanza interpersonale minore di un metro e non siano possibili altre soluzioni organizzative, si rende necessario l’utilizzo di mascherine, guanti, occhiali, tute, cuffie, camici, ecc. E questi dispositivi, essendo monouso, vanno cambiati quotidianamente – continua -.Come era prevedibile, alcune (poche) aziende stanno davvero facendo di tutto per rispettare integralmente le varie disposizioni, anche prevedendo alcuni giorni di fermo produttivo per rimodulare le produzioni o avere il tempo necessario per mettere in atto tutte le misure previste”.

“Moltissime imprese invece, sottovalutando enormemente l’emergenza sanitaria, o stanno facendo pochissimo o pensano che sia sufficiente fornire ai lavoratori mascherine, dicendogli tra l’altro che possono usarle per più giorni, per garantire loro tranquillità nello svolgimento dell’attività lavorativa – questa l’accusa -. La Fiom ribadisce che nel rispetto della principale misura di contenimento, cioè il rispetto della distanza di almeno 1 metro, soprattutto nelle linee di produzione, dove c’è il maggior concentramento di lavoratori, le aziende devono prendere in considerazione di studiare una riorganizzazione del lavoro limitando l’assembramento delle persone per evitare di farle lavorare gomito a gomito esponendole al rischio contagio”.

“Ci rendiamo perfettamente conto che un intervento del genere potrebbe significare una perdita di efficienza e di produzione, ma in una situazione di emergenza come quella che stiamo vivendo, la salute dei lavoratori deve essere l’obiettivo principale a cui le imprese dovrebbero puntare – fanno sapere -. Stiamo invece constatando che ancora per troppe aziende la ricerca del profitto a tutti i costi, anche mettendo in secondo piano la salute dei lavoratori, continua ad essere il faro guida anche nell’emergenza mondiale da Coronavirus”.

“Laddove le imprese non riescono a garantire le misure anti contagio o peggio ancora si rifiutano di mettere in atto tutte le misure previste dai decreti governativi e dal protocollo deve cessare immediatamente l’attività produttiva, perché continuando ad esporre i lavoratori al rischio contagio mettono a rischio anche le loro famiglie e l’intera comunità – concludono-. Invitiamo tutti i lavoratori a non esitare a contattarci qualora le loro aziende non stiano facendo di tutto per mettere in sicurezza la loro salute. Perché per la Fiom la salute prima di tutto”.