Covid-19, Arci Siena: ritorna la socialità nei circoli della provincia

I 97 circoli Arci presenti nella provincia di Siena riapriranno le loro porte, ovviamente, nel rispetto delle norme, re vigenti, responsabilità e tanto entusiasmo. Nonostante tutto nell’Arci Siena torna la socialità, da sempre posti molto attivi nel promuovere la cultura. “Un grande traguardo, a loro va tutto il mio orgoglioso ringraziamento per l’impegno profuso in questo momento così difficile”, ha detto Serenella Pallecchi, presidente dell’Arci provinciale di Siena.

“Adesso – dice ancora Pallecchi – a seguito dell’ordinanza della Regione Toscana che ha permesso la riapertura dei circoli culturali e ricreativi, anche nelle nostre strutture stanno ripartendo le attività consentite. Tutti i circoli Arci che hanno aperto i loro spazi si sono dotati di un protocollo anticontagio interno, nel rispetto delle disposizioni sanitarie previste e delle linee guida nazionali. Certamente non mancano le difficoltà, legate anche ai costi che le strutture hanno, comunque, dovuto sostenere nel periodo di chiusura e alle minori risorse su cui poter contare per sostenere le spese di mantenimento e di programmazione delle attività di interesse generale”.

Nonostante il momento difficile che ha costretto i circoli a chiudere le loro porte, l’Arci Siena non si è mai fermato restando molto attivo anche a distanza e soprattutto partecipando all’attività “Resistenza Virale”, promosso da Arci nazionale portando avanti servizi di prossimità e continuando a festeggiare giornate significative come quella del 25 aprile.

“Per ripartire con le nostre attività nel territorio – conclude la presidente dell’Arci provinciale di Siena – è necessario fare un ragionamento complessivo che deve coinvolgere non solo l’Arci ma anche gli enti locali di riferimento, partendo dal riconoscimento dei circoli come punti di riferimento importanti del territorio. L’Arci ha già avviato proficue interlocuzioni, che proseguiranno nelle prossime settimane, certi di trovare le sensibilità giuste per ricostruire nei nostri spazi quella socialità e quel bene collettivo che tanto manca nelle nostre comunità”.