Coronavirus, il racconto di un senese a Shangai: “Qui sembra l’apocalisse”

Il Coronavirus fa paura in tutto il mondo. L’Oms invita a non cedere all’allarmismo ma intanto il numero delle vittime cresce ben oltre i confini della città di Wuhan. Il governo cinese, come quelli di tutto il mondo, stanno facendo di tutto per trovare una soluzione immediata: chiusura dei voli, chiusure delle aziende procrastinate fino al 9 di febbraio.
Grande preoccupazione e sgomento è quello che si può percepire nei miliardi dei cittadini cinesi che stanno vivendo in diretta il continuo dilagarsi di questo virus, ma non sono gli unici, ci sono anche moltissime persone, italiane e non, che stanno vivendo questa terribile vicenda. Un esempio è Giulio Troncanetti, fratello gemello del noto pianista senese Ludovico Troncanetti, che vive a Shangai da 4 anni lavorando come office menager per una multinazionale italiana. Giulio si trova al momento nell’isola di Jeju-do in Corea del Sud, dove sta passando le sue vacanze, cercando di stare il più possibile lontano da Shangai. Siamo riusciti a contattarlo, con grandi difficoltà.

Il Coronavirus ha creato molta confusione in Cina, qual è la situazione a Shangai?

“Terrore e paura. Poco prima di dare l’allarme, 5 milioni di cinesi residenti a Wuhan sono letteralmente fuggiti a gambe levate, questo credo riassuma già il loro stato d’animo. Inoltre, pare che alcune persone si siano accorte che qualcosa fosse stato celato dai piani alti, tant’è che il sindaco di Wuhan ha detto un po’ più del dovuto in una sua recente intervista sui media locali, facendo dei riferimenti ben precisi”.

Tipo?

“Per esempio che l’allarme sia stato dato troppo in ritardo: il sindaco di Wuhan ha spiegato perché aspettava ordini dalle autorità governative. Shanghai, città dove vivo da quattro anni, hanno iniziato a barricarla due giorni fa, le arterie principali che la collegano alla periferia e alle aree fuori dalla circoscrizione. Il governo invia sms ai residenti con determinate domande e fa, successivamente, la ronda negli appartamenti per assicurarsi che tutto sia ok”.

Quali sono le vostre attuali condizioni di vita?

“Segregati in casa, e se si esce lo facciamo con la maschera bella stretta in faccia. C’è chi però ha fatto in tempo a comprarla o ne ha solo una di riserva. Oggi infatti, ho spedito dalla Corea a degli amici a Shanghai 1500 maschere. In Cina sono sold out. Lunghe code di persone in attesa tutti i giorni per cercare di comprare 5 maschere a testa, non di più. Il problema è che non sono mai sufficienti e si creano attriti e addirittura risse. Il cibo fresco è sparito, ci sono foto di scaffali pieni, stiamo letteralmente vivendo una scena di un film apocalittico.
La gente sta vivendo in una bolla, oppressa da una vera e propria psicosi. Attualmente sono in Corea in vacanza (in Cina si festeggia il capodanno cinese n.d.r), ero alla reception dell’albergo, ad un tratto sento una persona al mio fianco parlare cinese, sono scappato letteralmente a gambe levate. Sembra una barzelletta ma ti assicuro che stiamo vivendo nel terrore”.

Il Coronavirus ha avuto una grande ricaduta anche sull’economia…

“Una grande crisi economica. Crisi dei voli,  compagnie aeree che, trattandosi di cause straordinarie, sembra che accettino di effettuare rimborso totale del biglietto.
Un altro esempio è dato dalle politiche di gestione e controllo dell’espansione del virus; le aziende sono per ora forzate a stare chiuse fino al 9 di febbraio, quelle private non necessariamente, ma sono per ordine governativo, obbligate a pagare il doppio dello stipendio ai dipendenti. I ristoranti devono tenere i condizionatori spenti per non far circolare l’aria potenzialmente infetta; altre aziende, e non è ancora chiaro se siano su spinta del governo spingono in avanti tutto il giorno per tornare a lavoro senza però pagare le ferie, quindi un po’ di malcontento sì crea. Molti sono contenti di stare a casa, visto i ritmi di lavoro a cui siamo abituati qua in Cina”.

Il governo cinese come gestisce questa crisi?

“Il governo, come hanno detto tutti i media mondiali, consiglia di portare assolutamente la maschera, lavarsi ripetutamente le mani, non andare in luoghi affollati, uscire se è strettamente necessario e infine, una volta tornati a Shanghai chiudersi in casa e stare in quarantena per 14 giorni (ovvero il periodo di incubazione del virus).

Si dice anche che ci vorrà del tempo per debellare questo virus. È una sorta di ciclo influenza, inizia di inverno e finisce d’estate come quello della Sars. In questo senso, dovremmo attendere fine maggio per far sì che il virus muoia da sé ma tutti i giorni c’e qualche novità, quindi non possiamo trarre nessuna conclusione certa”.

A Shangai ci sono casi di Coronavirus?

“Sì, ma ci sono anche casi di persone che si sono riprese. il problema però è che i numeri aumentano e cambiano in continuazione, il vero botto ci sarà al rientro dal capodanno”.

La tua vita come è cambiata?

“La mia vita è cambiata molto, cerco di uscire lo stretto necessario. il capodanno cinese ci ha dato un pretesto per abbandonare il paese,  siamo tutti in vacanza, anche se stavolta sono vacanze molto “particolari”, siamo quasi dei fuggitivi. Rientrerò a Shanghai appena la situazione sarà più tranquilla e sapremo cosa dovremo fare con le aziende, che al momento devono stare chiuse fino al 9 febbraio”.

Niccolò Bacarelli