Il Decamerone del coronavirus

Scorrono i giorni del calendario e velocemente ci apprestiamo a superare il nostro 30° giorno di quarantena; una situazione alla quale difficilmente ancora riusciamo ad abituarci ma che sicuramente ci farà apprezzare di più le cose che adesso ci sono private e che prima davamo per scontate, come un semplice abbraccio. Dopo il panico iniziale, spinta dal quale moltissima gente è corsa nei supermercati a fare razzia dei beni primari come la pasta, la farina… ma anche la carta igienica (preziosissimo bene conteso nei supermercati di tutto il mondo; degli amici americani mi hanno detto di non essere stati in grado di trovarla per circa 10 giorni), abbiamo saputo riorganizzare in maniera creativa il proprio tempo. Passato il momento in cui la tensione si spezzava con cori ai balconi, come nella magica serata “Siena Canta”, siamo tornati a dedicarci a fare quello che fa parte della nostra cultura. Cucinare e bere. Così sui social con ashtag #iorestoacasa e #andratuttobene scorrono immagini di dolci, croissant, frittelle, focacce, pasta fatta in casa etc etc, ma anche di bottiglie di vino importanti aperte in questa occasione, perché alla fine una quarantena è un monito che la vita è breve e va vissuta, ed è bene godersi certi piaceri.

In realtà il legame con i piaceri della tavola non è solo dei giorni nostri. Già Boccaccio nel suo Decamerone, nel quale racconta la storia di alcuni giovani che per scampare alla pestilenza si erano rifugiati nella campagna, e per passare il tempo raccontano ogni giorno una storia ciascuno per 10 giorni, non aveva tralasciato di citare il cibo e il vino quali componenti essenziali. Ad esempio nella giornata VIII novella III cita una certa “contrada che si chiamava Bengodi, nella quale si legano le vigne con le salsicce e avevasi un’oca a denaio e un papero giunta, ed eravi una montagna tutta di formaggio parmigiano grattugiato, sopra la quale stavan genti che niuna altra cosa facevan che far maccheroni e ravioli, e cuocerli in brodo di capponi, e poi gli glittavan quindi giù, e chi più ne pigliava più se n’aveva; e ivi presso correva un fiumicel di vernaccia, della migliore che mai si bevve”. Numerose sono poi le novelle in cui il vino è lo strumento di inganno e seduzione, per ottenere piaceri o favori, ma a volte torna anche come vero e proprio medicamento.

Ed è proprio ispirandosi al Decamerone che la giornalista americana Monica Larner della prestigiosa rivista Wine Advocate di Robert Parker ha creato una lista di 100 vini italiani; 10 vini per 10 giorni. Non si tratta di una vera classifica, come spiega lei stessa, ma è piuttosto una raccolta di alcune bottiglie che l’hanno particolarmente ispirata nel corso dell’anno. Vi troverete vini provenienti da tutte le regioni vinicole italiane, molti anche vini prestigiosi delle zone senesi. Potrebbe essere uno spunto per il “bengodi” di questi giorni, perché con un calice di buon vino in mano a quarantena scorre via meglio. La lista è consultabile gratuitamente online su web o su instagram #decameronwines #larnerlist

 

Stefania Tacconi