Cerealicoltura, i produttori di Siena a Susanna Cenni(Pd): “Politica ci aiuti, stiamo sparendo”

La produzione nel territorio senese è in continuo aumento. Siamo arrivati ad oltre 1, 4 quintali superando il già impressionante numero di 1,3 quintali dell’anno precedente. In Toscana siamo secondi solamente a Grosseto e la nostra regione è uno dei pilastri della produzione nazionale: la superficie coltivata rappresenta il 5,5% del totale nazionale con ben 17mila le aziende interessate di cui circa 600 interamente biologiche. Eppure la situazione della cerealicoltura nella nostra provincia non migliora. I prezzi rimangono bassi e non premiano i produttori locali. Non solo, c’è uno scenario nazionale dove solo pochi giorni fa è arrivata la notizia che, dopo l’entrata in vigore del CETA, il trattato di libero scambio tra l’UE e il Canada, in Italia nel solo 2019 sono aumentate di ben sette volte le quantità di grano importato dal paese nordamericano. Ormai sono giorni che al porto di Pozzallo in Sicilia è ferma la nave Ocean Castle, battente bandiera maltese, con a bordo un carico di ben 19 milioni di chili di grano canadese, pronto ad entrare in Italia e arrivare sulle nostre tavole.Servono quindi nuove misure che tutelino il ‘granaio Siena’. Ed è stato questo l’argomento di riflessione dell’incontro che si è tenuto all’agriturismo Pulcianese tra i cerealicoltori della provincia, Fabrizio Filippi presidente della Coldiretti Toscana, Simone Solfanelli, direttore della Coldiretti senese e Susanna Cenni, deputato del Partito Democratico e vicepresidente della commissione agricoltura. “Abbiamo preteso la presenza di Susanna Cenni per un motivo – spiega durante l’incontro Simone Solfanelli -.Siamo vicini alla trebbiatura, stiamo producendo un ottimo grano ma i prezzi rimangono bassi. Dobbiamo riuscire a costruire una filiera, fare squadra. La Coldiretti può essere la cassa di risonanza per una serie di richieste che vengono dal basso”.

Simone Solfanelli

Chiedono di fare numerosi interventi gli agricoltori di Siena alla politica, azioni che spaziano da un maggiore controllo dei prezzi e del libero mercato a un maggiore sostegno all’etichettatura dei beni degli alimenti, una misura a tutela del made in Italy. Un anno e mezzo fa, dopo un percorso con un iter lunghissimo, entrava in vigore l’obbligo di etichetta della pasta: i produttori sono obbligati a indicare sulla confezione il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato e quello in cui il grano è stato macinato. E’stata una vera vittoria per la Coldiretti ma, nonostante le notizia positiva, quasi 18 mesi dopo il mercato non premia il duro lavoro dei granai del territorio. E se una conquista storica come quella dell’etichettatura non ha portato a grandi cambiamenti si può capire perché, ieri sera a Pulcianese, si è percepita una situazione di stanchezza tra gli imprenditori del grano che temono di essere abbandonati dalla politica insieme al loro territorio.

Fabrizio Filippi
Susanna Cenni

” Se il risultato della campagna cerealicola è stato positivo sia in termini quantitativi che qualitativi scontiamo ancora gli aspetti negativi dal punto di vista commerciale – afferma il presidente della Coldiretti Toscana Fabrizio Filippi-: il prezzo rimane invariato oppure regredisce, rimane nettamente al di sotto dei costi di produzione. Ma non c’è solamente un problema economico del grano. Stiamo assistendo nella regione ad un abbandono delle aree cerealicole. Questo ci sconvolge perché è stato sempre l’assetto delle nostre campagne. Ci saranno criticità anche nella tenuta del suolo. Noi ci aspettiamo che la politica favorisca il consumo dei nostri prodotti”. Rispondendo alle tante voci di protesta, il deputato dem Susanna Cenni ha prima ricordato quello che è stato fatto recentemente in Parlamento: una legge che vieta le aste e vigila su comportamenti d’imposizione di prezzi molto bassi da parte della grande distribuzione ai piccoli agricoltori. ” La politica deve vigilare sui prezzi – evidenzia Susanna Cenni ai nostri microfoni-, deve essere riconosciuto al produttore il grande sacrificio del suo lavoro. Il libero mercato non può essere fermato e per non avere scambi commerciali iniqui serve che il nostro paese in Europa non si isoli – la parlamentare non risparmia una piccola stoccata all’attuale governo-, che costruisca alleanze con gli altri paese, non mi pare che si stia facendo questo”.

Marco Crimi