Centro pari opportunità Valdelsa, concluso il percorso di formazione sulla violenza di genere

Si è conclusa una tappa del lungo percorso che vuole dare maggiore attenzione agli autori di violenza nelle relazioni intime. Questo per far crescere le competenze dei soggetti che fanno parte della rete Altavaldelsa per la protezione e la messa in sicurezza della donne vittime di violenza di genere. Una rete che il Centro pari opportunità (Cpo, ndr.) della Valdelsa cura da anni. L’obiettivo è creare una capacità sempre più incisiva di riconoscere la violenza maschile sia quando le donne ne parlano sia quando sono silenti.

Qualche giorno fa, all’Accabi Hospital Burresi, si è tenuto un incontro di verifica che segue la fine della formazione fatta a 27 operatori e operatrici.  Il gruppo ha potuto rivisitare se e come è stata usata la Roadmap cercando di evidenziare cosa è emerso sul piano della identificazione della violenza, del parlare con gli uomini, del motivarli a farsi aiutare, dell’eventuale  invio a programmi per autori di violenza. Il progetto è stato coordinato da Angela Gerardi e realizzata con le risorse di un progetto ministeriale. In questa attività inoltre c’è il lavoro dell’Associazione atelier vantaggio donna in sinergia con l’Associazione uovo maschile di Pisa e Désiree olianas che collabora con il  territorio dell’Alta Valdelsa perché qui, sostiene lei, trova un livello alto di sensibilità e impegno istituzionale e associativo sul contrasto alla violenza di genere. “Con il progetto Engage dell’Unione europea l’obiettivo è stato portare in Valdelsa una Roadmap per operatori di prima linea che interagiscono con uomini autori di violenza domestica e di abuso -fa notare Angela Gerardi-. Ora nelle forze dell’ordine locali, nei servizi sociali e sanitari, nell’associazionismo che si occupa di mascolinità tossica come  la neonata Tiresia Altavaldesa, c’è un sapere nuovo sui passi essenziali da fare”.

Dai soggetti della rete emerge la richiesta di proseguire nel percorso attraverso periodici follow up e nuovi appuntamenti per questa formazione per coinvolgere chi non c’era, creando spazi di supervisione dedicati all’applicazione dei nuovi saperi.  “La Rete dell’Alta Valdelsa è sempre più efficace -fa notare la presidente del Cpo Susanna Salvadori-. C’è tanto da fare su questo piano, la formazione è fondamentale, a tutti i livelli. Così come è importante la sensibilizzazione su questi temi con i ragazzi e le ragazze, e non solo”.

“Gli operatori e operatrici di una rete non devono esser psicologi alla ricerca di un profilo di personalità, ma soggetti attrezzati per riconoscere comportamenti violenti attraverso degli indicatori precisi -fa notare Angela Gerardi-. Gli autori di violenza sono soggetti che si mimetizzano dentro la cultura patriarcale, non hanno un marchio o un segno distintivo. Vivono, sorridono sanno anche essere gentili e il compito della rete è quello, prima di tutto, di dare nome a dei comportamenti spia riconoscibili piuttosto che minimizzarli o banalizzarli”.