Covid-19, l’allarme della Caritas: “A breve saremo in crisi nel distribuire il cibo”

Ieri durante la conferenza stampa della Protezione Civile è stato detto detto che sono oltre 9mila i volontari attivi durante l‘emergenza covid19, oggi nella consueta diretta di Siena News sono stati intervistati due membri di realtà differenti ma attive entrambe in questo mondo: il provveditore dell’Arciconfraternita della Misericordia Andrea Valboni e la responsabile del centro di ascolto Caritas Anna Ferretti. La stessa Ferretti ha poi lanciato un allarme.“Nonostante la tanta solidarietà quotidiana, tra un po’ saremo in crisi con le distribuzione. Noi stiamo comprando gli alimenti per i nostri assistiti però se qualcuno può fare un’offerta, ci sono dei prodotti di cui abbiamo bisogno( chi volesse donare può farlo contattando lo 0577280643 ndr.)”

Il quadro della situazione è questo: noi siamo attivi nei servizi che possono stare aperti,le richieste sono quelle di sempre: aiuto alimentare, psicologico, accoglienza per chi ha bisogno. I numeri dell’attività sono purtroppo in aumento: tanti che si sono rivolti a noi  in passato e che avevano trovato un equilibrio stanno di nuovo tornando a chiederci una mano. Sono preoccupata per il futuro”.Questa la situazione all’interno raccontata dalla responsabile della Caritas Siena Anna Ferretti .”In questi giorni prepariamo 30-35 pasti al giorno- afferma-, solitamente li portiamo a domicilio ma mi sono accordata con la centrale operativa  nata all’interno della Società della Salute perché siano portati dalla prossima settimana a una quindicina di persone che non possono muoversi. Con la nostra mensa( in San Girolamo ndr.), ringrazio ancora suor Nevia delle Monache, serviamo anche le persone che vengono a ritirare il pasto”.

Sono aumentate le persone che fanno servizio nella Misericordia di Siena in questi giorni, fa sapere il provveditore dell’Arciconfraternità Valboni che ci tiene a precisare che lo stato di calamità non è emergenziale come quello di un terremoto.“Qualche volontario, per motivi d’età e salute, ha preferito salvaguardarsi.Tra chi non fa servizio attivo sull’emergenza c’è chi si è offerto volontario per aiutare gli altri gruppi di Protezione civile a portare il cibo e le medicine a chi è in uno stato di difficoltà. Non ci sono criticità nella carenza dei volontari e riusciamo a fare un turno con una macchina speciale per casi covid. Non ci sono servizi fermi ma si è logicamente trapiantato il servizio di trapianto di polmoni”, dice Valboni che ha poi inoltre annunciato che ” alcuni nostri confratelli hanno operato al centro di la cross della Protezione Civile a Pistoia, altri due confratelli hanno aiutato a montare un ospedale mobile a Brescia”.

Ad aiutare la Caritas di Siena da oggi ci sono anche le 17 consorelle: gruppi di due contradaioli portano in San Girolamo, il mercoledì e il giovedì, la spesa con i loro apini. “Le contrade sono state e sono generosissime – prosegue Ferretti- Abbiamo due nomi per ogni contrada che, settimanalmente, vengono a distribuire i pacchi viveri. Sono tutte  persone  he hanno una certa maturità nell’affrontare le situazioni che si vivono alla Caritas e siamo molto contenti dell’aiuto delle consorelle” . Nello specificare di non avere problemi di contagio  o di persone messe in quarantena sia all’interno dell’associazione che nelle varie residenze Valboni ha detto la sua su quale è ad oggi il problema più grosso. “Quello di trovare i dispositivi di protezione individuale: questo c’ha messo in crisi e dovrà essere un insegnamento per tutte le strutture che ci aiutano nell’emergenza- afferma-. Doveva scattare qualcosa, andava capito che dovevamo fare scorta subito di mascherine, guanti e altri materiali”,

D’accordo si trova Ferretti che ha inoltre aggiunto che”la nostra sanità non si era mai posta il problema che potesse esistere un’emergenza del genere– conclude-. La razionalizzazione era qualcosa da fare ma sono state sottovalutate alcune professionalità: medici d’urgenza e quelli del 118. Questa è una cosa su cui bisogna riflettere, andavano trovate soluzioni per non trovarsi in questa carenza – conclude-. Bisogna ragionare anche sul fatto che tanti nuovi medici non si vogliono specializzare nel 118″.

Katiuscia Vaselli

Marco Crimi

Di seguito l’intervista completa