Beethoven e Sciarrino, un dialogo a suon di musica

Del compositore tedesco verrà eseguito il  Quartetto in do diesis minore op. 131.

Il Chigiana International Festival riunisce i grandi compositori della storia della musica. Domani alle 21 e 15 nella Chiesa di Sant’Agostino, il Quartetto Prometeo insieme al flautista Matteo Cesari – fra i più celebri interpreti del repertorio contemporaneo – eseguiranno la prima assoluta integrale di Trovare un equilibrio è necessario? di Salvatore Sciarrino. In apertura di concerto Alle fonti della Stravaganza, brano sempre del compositore palermitano dedicata alla trascrizione per quartetto d’archi di alcune Sonate di Domenico Scarlatti (verranno eseguiti quattro brani sui quindici dell’intera raccolta).

Quartetto Prometeo

Quartetto Prometeo

Nella seconda parte il Prometeo sarà impegnato in una pagina “mitica” del repertorio classico, il Quartetto in do diesis minore op. 131 di Ludwig van Beethoven. Si preannuncia quindi un concerto dal programma affascinante che unisce le sonorità “antiche” di Scarlatti e Beethoven con lo sguardo sempre curioso e indagatore del compositore siciliano, quest’anno Leone d’Oro alla Carriera della Biennale di Venezia e docente dell’Accademia Chigiana, che introduce così i suoi brani «Coscientemente o no, l’artista interpreta la storia, legge la complessità del mondo. Egli è tenuto a scegliere prospettive che altri non frequentano: altrimenti non raggiunge alcuna originalità, né si distinguerebbe dal contesto dove si trova a crescere. Ogni opera, almeno che tale voglia dirsi, non vuole genericamente proporre qualcosa, vuole invece cambiare la società. Quando è nuova brucia, di per sé problematica, pone domande. L’opera nasce inquieta e per questo dona, a chi lo sa cercare, il piacere della scoperta e della conoscenza. Per mezzo del linguaggio creativo siamo condotti al di là del quotidiano, di cui poi meglio comprenderemo il senso. I miei titoli hanno antica consuetudine con il punto interrogativo. […] Per la sua libertà di pensiero, nell’opera talvolta si determina una certa apparente disorganicità proprio a causa dell’impulso immaginativo: esso non può che presentarsi inusuale ed estremo. Normalizzare l’arte è, appunto, uno dei delitti più praticati dai politici contro la civiltà. La cultura li irrita in quanto si contrappone alle banalità comuni, a un divertimento che addormenta e non risveglia».