Bancarotta fraudolenta e falso in bilancio, indagati i vertici di Mens Sana Basket 1871

La Guardia di finanza del nucleo di economico finanziario di Siena hanno dato esecuzione a un’ordinanza applicativa di misure cautelari, emessa dal tribunale, per il reato di bancarotta fraudolenta, nei confronti di due imprenditori. Gli imprenditori erano amministratori di diritto e di fatto della Mens Sana Basket 1871. In particolare, ai due amministratori Massimo Macchi, classe 1954 e Filippo Macchi, classe 1988 (padre e figlio) sono state applicate le misure interdittive del divieto temporaneo di esercitare imprese e uffici direttivi di persone giuridiche o imprese per la durata di un anno.

L’attività di indagine ha avuto inizio a seguito di una delega dalla locale Procura della Repubblica alla Guardia di finanza, a seguito dell’esclusione della società sportiva dal campionato di serie A2, per motivi finanziari e sportivi nell’anno 2018/2019.

Il materiale raccolto dalla consultazione delle banche dati in uso al corpo supportate anche dagli interrogatori di numerosi soggetti (oltre 20), dall’esame della documentazione bancaria acquisita (sono state analizzate centinaia di operazioni su decine di conti correnti sia societari che personali) e di quella amministrativa, contabile ed extra contabile reperita nel corso delle perquisizioni effettuate negli uffici della società e nelle abitazioni degli indagati nel febbraio 2020, nonché dalle evidenze emerse da mirata attività di intercettazione, hanno consentito di trovare elementi di colpevolezza in relazione a condotte penalmente rilevanti di bancarotta fraudolenta sia documentale impropria che distrattiva, prospettazioni penali corroborate da una attività consulenziale svolta da una professionista contabile incaricata dall’A.G.

Le difficili e minuziose operazioni di analisi ed approfondimento dell’impianto contabile della società fallita, che peraltro risultava tenuto in modo non conforme alle prescrizioni di legge, interpolate con le evidenze delle risultanze bancarie hanno fatto emergere ulteriori indizi di reato con riferimento ad ipotesi di ricorso abusivo al credito, false comunicazioni sociali ed ulteriori reati di falso in relazione ad un indebito utilizzo di una casella di posta elettronica certificata che è stata impiegata per indurre in errore gli istituti di credito in ordine a falsi rapporti commerciali intrattenuti dalla società sportiva con soggetti terzi così da poter ottenere, in modo indebito, gli anticipi bancari richiesti.

Più nel dettaglio, le complesse attività di indagine eseguite dai finanzieri senesi, hanno consentito di delineare alcune condotte fraudolente e distrattive che hanno contribuito a provocare il grave dissesto della società di basket con condotte che vengono definite dal Gip, il dottor Jacopo Rocchi, “predatorie ed aggressive”. Nello specifico, attraverso appositi artifici contabili, si contesta agli indagati di aver falsato i bilanci di esercizio per consentire alla società sportiva di avere un’immagine di solidità ed efficienza. Questo espediente è stato posto in essere grazie a falsi voci in bilancio come l’indicazione di oltre 1 milione di euro di crediti del tutto inesistenti a nome di ignari terzi soggetti che hanno avuto il solo compito di mascherare una situazione finanziaria già compromessa mistificando una realtà totalmente diversa.

Ad aggravare il quadro d’accusa già delineato si sono aggiunte le contestazioni per operazioni distrattive emerse in corso di indagine. Infatti gli accertamenti bancari hanno consentito di evidenziare come oltre 370mila euro, siano letteralmente “spariti” attraverso operazioni per contanti (prelievi bancari e per cassa) poste in essere dagli indagati ed a favore di società a loro stessi riconducibili. Non sono mancate altresì importanti divergenze fra gli incassi dichiarati alla Siae (circa 240mila euro) e quelli effettivamente incamerati nelle casse societarie (per euro 170mila) nonché la presenza di spese personali per alberghi di lusso, ristoranti, profumerie ed acquisti online eseguite dagli indagati a spese della società mediante carte di credito a questa intestati.

Infine gli indagati, avendo necessità di avere liquidità immediata, hanno portato all’incasso tramite anticipo bancario, fatture false per prestazioni mai rese e disconosciute dai clienti, ottenendo indebitamente da alcuni istituti di credito ulteriore mezzo milione di euro circa. L’attività investigativa, eseguita sotto l’attento coordinamento della Procura della Repubblica di Siena, evidenzia il costante impegno della Guardia di Finanza nel contrastare la criminalità economica e finanziaria e tutti quei fenomeni illeciti che costituiscono ostacolo alla crescita ed alla realizzazione di un mercato concorrenziale, con particolare attenzione ai reati fallimentari che, di fatto, arricchiscono chi li pone in essere a danno dei creditori e dei dipendenti, in questo caso con riflessi negativi sull’economia.