Coronavirus, domani si riunisce l’Aifa per parlare del farmaco giapponese Avigan

Sui social e nel web sta girando da ieri un video dove un farmacista spiega i miracolosi risultati che un farmaco antiinfluenzale, l’Avigan, ha dato nella lotta al coronavirus in Giappone. Il medicinale infatti, se somministrato per più tempo, avrebbe la capacità di bloccare l’avanzare della malattia. Questo filmato ha fatto in breve il giro d’Italia ed oggi il presidente del Veneto Luca Zaia ha annunciato che domani partirà la sperimentazione anche in Italia ma non solo: si muove anche l’Aifa con la sua Commissione tecnico-scientifica per dare una valutazione.

“Nella seduta di domani- si legge nel sito del Ministero della Salute-., lunedì 23 marzo, la Commissione si esprimerà in modo più approfondito rispetto alle evidenze disponibili per il medicinale favipiravir”.Favipiravir (nome commerciale Avigan ndr.) è un antivirale autorizzato in Giappone dal Marzo 2014 per il trattamento di forme di influenza causate da virus influenzali nuovi o riemergenti e il suo utilizzo è limitato ai casi in cui gli altri antivirali sono inefficaci. Il medicinale non è autorizzato né in Europa, né negli USA. In una nota stampa però l’Agenzia italiana del Farmaco ha precisato quanto segue:“non esistono studi clinici pubblicati relativi all’efficacia e alla sicurezza del farmaco nel trattamento della malattia da COVID-19“.

“Sono unicamente noti dati preliminari- continua la nota-, disponibili attualmente solo come versione pre-proof (cioè non ancora sottoposti a revisione di esperti), di un piccolo studio non randomizzato, condotto in pazienti con COVID-19 non grave con non più di 7 giorni di insorgenza, in cui il medicinale favipiravir è stato confrontato all’antivirale lopinavir/ritonavir (anch’esso non autorizzato per il trattamento della malattia COVID-19), in aggiunta, in entrambi i casi, a interferone alfa-1b per via aersol. Sebbene i dati disponibili sembrino suggerire una potenziale attività di favipiravir, in particolare per quanto riguarda la velocità di scomparsa del virus dal sangue e su alcuni aspetti radiologici, mancano dati sulla reale efficacia nell’uso clinico e sulla evoluzione della malattia”.

“Gli stessi autori riportano come limitazioni dello studio che la relazione tra titolo virale e prognosi clinica non è stata ben chiarita e che, non trattandosi di uno studio clinico controllato, ci potrebbero essere inevitabili distorsioni di selezione nel reclutamento dei pazienti.La Commissione Tecnico-Scientifica di AIFA, riunita in seduta permanente, rivaluta quotidianamente tutte le evidenze che si rendono disponibili al fine di poter intraprendere ogni azione (inclusa l’autorizzazione rapida alla conduzione di studi clinici) per poter assicurare tempestivamente le migliori opzioni terapeutiche per il COVID-19 sulla base di solidi dati scientifici – conclude l’Aifa-“.