Archè si racconta:”Dal Cas al lavoro in cooperativa, oggi Jules può festeggiare il Natale con la sua famiglia”

Il Consorzio Archè si racconta, attraverso Siena News: le cooperative sociali che accompagnano letteralmente le persone lungo l’intero percorso della vita, hanno molto da dire e altrettanto da trasmettere. La cooperativa sociale ha un ruolo importante nell’aiuto alle persone svantaggiate ma la ricchezza delle stesse cooperative deriva dalle storie degli individui che ne fanno parte. Ecco perché abbiamo deciso di proporre ai nostri lettori qualcosa di nuovo rispetto a sempre, qualcosa che non va mai oltre la realtà e che a volte non ha un lieto fine ma che di sicuro, non ci lascia mai come prima che leggessimo queste storie. Ecco il nostro modo per augurarvi Buone Feste!

Qualche anno fa, quando era ancora un minore, era scappato dal suo Paese d’origine che si trova in Africa, da un trascorso fatto di violenza. Dopo un viaggio complicato, senza alcun documento, è arrivato in un Cas in provincia di Siena. Poco dopo ha trovato lavoro alla cooperativa Servizio e Territorio. Da quel momento sono passati 5 anni e Jules( il nome è di fantasia ndr.) è adesso una persona amata all’interno della nostra comunità. La sua lunga storia, insomma, ha trovato un lieto fine perché potrà festeggiare, dopo tanto tempo, il Natale a casa sua, con i suoi cari da libero cittadino. “Non sarebbe potuto rientrare senza possesso di documenti. Risultava un cittadino fuggito ed è illegale nella sua Nazione d’origine. Adesso, avendo documento d’identità, passaporto, e regolare contratto di lavoro è potuto tornare dalla sua famiglia senza problemi”. A raccontare la vicenda è Eleonora Bernardoni, responsabile risorse umane della cooperativa Servizio e Territorio del Consorzio Archè. “Quando tutto questo è iniziato ero stata appena assunta – ci dice-. Ci arrivò la comunicazione di questo giovane, uno dei tanti presenti nel centro di accoglienza, sulla possibilità di un inserimento lavorativo”. I primi approcci non furono facili:  “Parliamo di un profugo che ha vissuto tanta sofferenza – spiega Bernardoni-. Ci sono stati evidenti problemi legati al suo trascorso”. L’inserimento però “non è stato difficilissimo”, perché l’uomo “era volenteroso ed aveva voglia di fare”, ma la strada “non è partita in discesa-continua-: non è stato facile ritrovarsi ad avere a che fare con un mondo nuovo, fatto di regole, colleghi, orari da rispettare ed una mansione che non è semplicissima. Piano piano, grazie alla sua volontà, si è comunque adeguato”. Il finale, come dicevamo, è stato comunque positivo: “Adesso è un ragazzo amato e rispettato da tutti. Ha preso la patente e , in questo momento, è tornato a casa da cittadino libero”.

MC