Allarme rifiuti in mare: nasce Common, progetto europeo a tutela del Mediterraneo

230 rifiuti per km quadrato, 10mila tonnellate provenienti dalla Tunisa, 40mila dall’Italia presenti nel mar Mediterraneo, la percentuale più alta (51%) si registra nel mar Tirreno, segue l’Adriatico con un 40% e lo Ionio con un 7%. Questi sono i dati allarmanti riscontrati dall’imbarcazione di Goletta Verde di Legambiente, durante la sua navigazione.

“Il problema dei rifiuti in mare rappresenta una delle sfide più complesse del Mediterraneo. Non parliamo solo di
un problema ambientale legato agli enormi danni alla biodiversità e all’ecosistema tutto ma anche di un problema
economico, che ha ripercussioni sulle attività produttive, dal turismo alla pesca”, commenta Serena Carpentieri,
vicedirettrice di Legambiente. I rifiuti di cui parliamo, sono per di più pezzi di plastica dispersi in tutto il mare, che noi umani, incivilmente, ci sentiamo liberi di poter gettare senza prendere coscienza del dannoso gesto.

Nasce così il progetto Common (COastal Management and MOnitoring Network for tackling marine litter in
Mediterranean sea), progetto finanziato dall’Unione Europea, stanziando 2,2 milioni di euro, per una collaborazione tra Italia Tunisia e Libano per favorire lo smaltimento dei rifiuti nel mare. I collaboratori italiani del progetto saranno: Legambiente, l’Università di Siena, l’Istituto Nazionale di Scienze e Tecnologie
del Mare di Tunisi, l’Istituto agronomico mediterraneo di Bari. Common inizierà con la distribuzione di 5 aree pilota, nei mari di Italia Tunisia e Libano, deputate al trasferimento di informazioni per migliorare la sensibilizzazione del problema rifiuti. Inoltre, cercherà collaborazioni con partner, che potranno collaborare nella raccolta e smaltimento di rifiuti, l’obiettivo sarà quello di sensibilizzare l’intero popolo nazionale, impegnandosi nella causa.

Common svilupperà protocolli di monitoraggio per valutare l’impatto dell’inquinamento del mare nelle cinque aree pilota coinvolte nel progetto: due in Italia (Maremma e Puglia), due in Tunisia (Isole Kuriate e Monastir) una in Libano (riserva naturale di Tyre). Eseguirà sondaggi a livello costiero, per valutare la tossicità del mare, cercando di apportare miglioramenti, e sviluppare tecniche risolutive per diminuire l’inquinamento.

Il problema dei rifiuti nel mare, soprattutto la presenza di plastica, non nuoce solamente all’ambiente ma anche alle specie marine che lo abitano.

“I dati mostrano la presenza di un alto livello di microplastiche in tutti i campioni di pesce esaminati. L’ingestione di microplastiche è stata documentata per 76 specie mediterranee tra cui pesci e tartarughe marine e nonostante i
recenti progressi scientifici c’è bisogno di colmare le carenze attuali sulla conoscenza del tema” dichiara Maria
Cristina Fossi, docente dell’Università di Siena, partner del progetto Common.

Questa sarà l’iniziativa, che speriamo porterà una soluzione all’inquinamento marino, ovviamente, una soluzione definitiva non sarà possibile, senza prima abbattere il consumo e l spreco della plastica.