Al via a Murlo la doppia mostra fotografica per valorizzare la cultura sorda di Fms

Sarà inaugurata sabato prossimo, 30 aprile, alle 12 al museo archeologico di Murlo una doppia mostra fotografica dedicata alla valorizzazione del patrimonio e della cultura sorda. Il progetto espositivo, promosso da Fondazione Musei Senesi in collaborazione con Siena School for Liberal Arts,  mira a valorizzare l’arte fotografica come narrazione sociale di esperienze di vita e, al contempo, a esprimere in modo creativo ed artistico l’eredità culturale sorda.

L’iniziativa si inserisce nel progetto europeo “Deaf Museums” (cui Fms partecipa dal 2020) che ha l’obiettivo di conservare e valorizzare il patrimonio culturale e storico delle comunità sorde di ogni Paese, per fare conoscere e comprendere il loro mondo e la loro quotidianità.

La mostra di Murlo, visibile fino al 9 ottobre, si muove su due linee parallele e presenta soltanto scatti realizzati da persone sorde. Da un lato la personale di Daniele Le Rose, fotografo di calibro internazionale e coordinatore del percorso espositivo, intitolata “Prospettive emotive attraverso gli occhi – Emotional Perspective Through The Eyes”: le sue composizioni in bianco e nero combinano linee, curve e contrasti, cercando l’invisibile in scene ordinarie e innescando nell’osservatore una relazione rispetto alle proprie esperienze personali.

Dall’altro, la mostra collettiva “Sguardi sordi: panorama in Lingua dei Segni – Deaf Eyes: Landscaping Sign Language” che riunisce le opere di sei fotografi e fotoamatori sordi di tutta Italia, selezionati attraverso un bando promosso da Fms nel mese scorso. Saranno esposti scatti di Maria Panebianco, Gaetano Rallo, Corrado Pegoretti, Eleonora Rettori, Mirko Torresani, Marco Verni. Le due mostre si pongono come chiave di lettura del reale dal punto di vista e attraverso la percezione emotiva di persone sorde. Al percorso si accompagna un video che riunisce la presentazione in Lis, da parte dei fotografi stessi, della loro poetica e dell’importanza che i musei possono e devono avere per dare visibilità alla cultura artistica dei sordi.

In stretta correlazione con l’iniziativa di Murlo e nella cornice del medesimo progetto Deaf Museums, inoltre, venerdì (29 aprile alle 18) la Siena School for Liberal Arts presenta la performance “Il segno della memoria” degli artisti Filippo Calcagno e Nicola della Maggiore negli spazi dell’ex Istituto Tommaso Pendola, a Siena, dove si sono formate generazioni di sordi di tutto il territorio.

“Teniamo molto a questo progetto, che si articola in più filoni – commenta Elisa Bruttini, direttrice della Fondazione Musei Senesi – e che certo non sarebbe stato possibile senza il prezioso affiancamento della Siena School for Liberal Arts, con la sua esperienza pluriennale di progetti culturali per sordi. Tra le nostre finalità, quella di rendere accessibile il patrimonio culturale e inclusivi i musei, in un dialogo tra i diversi pubblici, è forse una delle vocazioni su cui ci stiamo impegnando con più forza, anche con altri progetti come quelli dedicati a persone con Alzheimer. Il contributo che gli artisti contemporanei possono dare in tal senso è fondamentale, creando ponti tra le persone e abilitando la condivisione di esperienze, l’empatia e, soprattutto, le emozioni”.

“Il Museo archeologico di Murlo – aggiunge il direttore, Folco Biagi – da anni è impegnato a costruire un percorso di rinnovamento e di apertura culturale rivolto a un pubblico sempre più ampio e articolato. Il sindaco, Davide Ricci, e l’Amministrazione comunale sostengono l’impegno del Museo che ha aderito al progetto europeo “Deaf Museums” e la creazione di percorsi culturali paralleli dedicati alle minoranze. In questa prospettiva, la mostra di Daniele le Rose e la collettiva “Sguardi Sordi” dischiudono una sorprendente finestra sulle arti visive della cultura sorda. Il Museo mira, così, a offrire un polo culturale di riferimento per tutta la comunità della Val di Merse, sia promuovendo la ricerca, lo studio e l’accessibilità delle testimonianze storiche e archeologiche del territorio, sia rendendosi interprete dei differenti linguaggi che ne innervano le comunità”.

Foto di Xenia Duerr