Aggressioni e cyber-bullismo, fermata dalla polizia una baby-gang al femminile

La Polizia di Stato ha eseguito a Siena dieci perquisizioni, personali e locali, delegate dalla Procura della Repubblica del Tribunale per i Minorenni di Firenze, a carico di altrettante ragazze, tutte di tra i quattordici e i quindici anni, indagate per crimini commessi ai danni coetanee sia fisicamente che attraverso i social network.

La banda, tutta al femminile e capeggiata dalla leader quindicenne, aveva anche un gruppo WhatsApp chiamato “baby gang”, dove venivano postati anche i video delle aggressioni perpetrate, annientando così la reputazione delle vittime e accrescendo la forza intimidatrice del gruppo. Le indagini condotte dagli investigatori della Squadra mobile della Questura di Siena, sono iniziate alla fine di dicembre dello scorso anno, a seguito della denuncia, sporta da una delle vittime, per le aggressioni subite nell’aprile 2021 e nell’ottobre 2021. I successivi approfondimenti si sono svolti documentando quanto riferito da vittime e testimoni e monitorando i social network, hanno consentito di ottenere elementi per l’identificazione delle appartenenti al gruppo criminale, che avevano ruoli e intensità diverse, che si è reso protagonista delle violenze fisiche e verbali verso le coetanee.

Dai riscontri investigativi è emerso, in particolare, che le indagate, utilizzando a pretesto motivi all’apparenza futili o pretestuosi, umiliavano, offendevano e deridevano le vittime sui social. Talvolta la gang portava le vittime ad accettare appuntamenti in cui le ragazze venivano aggredite, premurandosi che la scena venisse ripresa, così da poter poi pubblicare in rete il filmato e aggiungere un ulteriore umiliazione, aumentando il timore nel gruppo.

Le aggressioni, almeno dieci, sono state perpetrate tra il 27 giugno 2020 al 19 febbraio 2022., come verificato attraverso i filmati postati sui Social media, oltre che dalla messaggistica WhatsApp e dalle “Storie” di Instagram, evidenziano come il modus operandi fosse sempre lo stesso: le giovani vittime erano attirate con l’inganno o costrette a recarsi in luoghi appartati con minacce, dove poi venivano affrontate dalla leader del gruppo, spalleggiata e coadiuvata dalle altre, che le riprendevano, per poi divulgare le immagini o i video sui Social. I luoghi prescelti erano quasi tutti nel centro di Siena. Oltre all’area industriale dismessa di Taverne d’Arbia, vicino alla città, le ragazzine operavano in via della Vecchia, in un’area sotto la Fortezza Medicea da loro chiamata “Ring”, in alcuni vicoli del centro storico, nel sottopassaggio degli autobus in Piazza Gramsci e alla Galleria Metropolitan in Piazza Matteotti.

La banda è andata, peraltro, “arricchendosi” nel tempo di nuovi elementi, così come emerso da alcuni video analizzati dai poliziotti della Squadra Mobile. Gli investigatori hanno anche riscontrato che alcune persecutrici sono diventate, a loro volta, vittime, nel momento in cui avrebbero deciso di prendere le distanze dalle condotte illecite.

Questo slideshow richiede JavaScript.