8 marzo 1561: si pone la prima pietra della fortezza Medicea

L’8 marzo 1561, dal lato verso San Domenico, viene posta la prima pietra di quella che oggi è nota come la Fortezza Medicea. L’inizio dei lavori si tiene alla presenza delle autorità e dopo aver celebrato una messa solenne, come si legge in una lettera inviata dal Governatore, Angelo Niccolini, al granduca Cosimo I. Non appena prese possesso di Siena, infatti, il governo mediceo pensò bene di costruire una poderosa fortezza militare, sia per ospitare le guarnigioni di soldati che dovevano vigilare sulla città, sia per simboleggiare l’effettiva presenza del nuovo potere.

D’altra parte la fierissima difesa della propria indipendenza e l’enorme difficoltà incontrata durante le fasi dell’assedio di Siena, inducevano Firenze a tutelarsi da eventuali, future rivolte. Il progetto fu affidato a Baldassarre Lanci, mentre il sito ritenuto più idoneo per l’opera fu individuato dal maestro Taddeo da Monterchi, lettore dello Studio senese. Nel luogo in cui sorge la Fortezza in precedenza si erigeva un forte (chiamato la “cittadella spagnola”) voluto da Carlo V nel 1548, dopo che la città era stata assoggettata al governo spagnolo sotto il comando di Diego Hurtado de Mendoza. Nel 1552, tuttavia, i senesi insorsero contro gli spagnoli, scacciandoli dalla città e smantellando la cittadella. La nuova fortificazione, eretta per assicurare “quietem et securitatem Senensium”, come si legge in un’iscrizione a lato del cancello di ingresso, viene terminata nel 1567.

A forma rettangolare e completamente in laterizio, la fortezza poggia su una base a scarpa sormontata da un grosso cordone anch’esso in mattoni. Ai quattro angoli sono addossati enormi bastioni arrotondati, detti di San Filippo, La Madonna, San Domenico e San Francesco, mentre sui fianchi si aprono le cosiddette “piazze basse” per tirare i pezzi di artiglieria al coperto. La veduta di fine ‘500 (?) di Francesco Vanni rappresenta la fortezza nel pieno della sua funzione militare e, soprattutto, mostra come all’interno ci siano gli alloggiamenti per i soldati, i magazzini e le stalle, oltre alla cappella dedicata a Santa Barbara, detta “di dentro” per non confonderla con l’altra chiesa intitolata alla Patrona di tutte le opere militari, voluta fuori della fortezza dallo stesso Granduca ed eretta nel 1560 davanti alla chiesa di Santo Stefano. L’accesso alla struttura viene garantito da un ponte levatoio che scavalcava un fossato pieno di acqua, il quale si sviluppava lungo l’attuale viale della Vecchia e lungo il lato che arrivava fino allo sperone detto di San Domenico, per essere rivolto verso la basilica.

Maura Martellucci
Roberto Cresti