4 marzo 1472, nasce il monte di pietà e non la banca Mps

Il 4 marzo 1472 (l’atto indica il 1471 perché l’anno iniziava il 25 marzo), con 196 voti a favore e solo 14 contrari, il Consiglio della Campana del Comune di Siena approva l’istituzione di un Monte di Pietà o Monte pio, al fine di concedere il prestito alle “povare o miserabili o bisognose persone“ con un tasso d’interesse minimo. Nella delibera si legge: “Considerato quanto onore et laude si attribuisca a ogni republica ad provedere che le povere o miserabili o bisognose persone ne’ loro bisogni et necessità siano adiutate et subvenute, et quanto questo sia accepto a Dio, desiderando sopra questo fare qualche utile provisione, providero et ordinaro che per lo advenire ne la cittài Siena”.

Marco, Francesco Andrea Marretta, Francesco Luti e Leonardo Benvoglienti furono i cinque cittadini incaricati dal Concistoro di stilare le “provvisioni” del Monte di Pietà “che cominci a funzionare nel mese di maggio del 1472, guidato da tre Conservatori e un Depositario”. Un raro esempio di Monte pio di natura laica e pratica il piccolo prestito su pegno.

Si stabilisce che il prestito deve “esser fatto solo a cittadini senesi o a “doctori o studenti o soldati del Comune di Siena” e che sia inferiore di almeno un terzo del valore del pegno. Nel caso di scapito alla vendita del pegno, i Conservatori sono obbligati a rifondere il danno al Monte. Dopo un anno e quindici giorni i pegni non riscattati, come fino ad allora era stato fatto con i “pegni del giudeio”, si legge ancora testualmente (il prestito su pegno era da sempre campo di attività degli ebrei) possono essere venduti all’asta sulla pubblica piazza e con la “buona diligentia” dei Conservatori che si dovevano assicurare che “el denajo ritornasse al servitio de’ poveri huomini”.

Il Monte Pio altro non è che l’antenato del Monte dei Paschi che prende l’attuale denominazione nel 1624 quando il Granduca di Toscana concede ai depositanti del Monte, a loro garanzia, le rendite dei pascoli demaniali della Maremma (i cosiddetti “Paschi”). Ma già nel 1629 scoppia un grave scandalo perché il camarlengo Armerio Melani ruba 40.000 scudi (2 milioni di euro attuali) dalle casse del Monte. Scoperto viene condannato all’impiccagione, ma a quanto ne sappiamo, riuscì a fuggire (nascondendosi, forse, in un convento) e a far perdere ogni traccia di sé. Con l’unità d’Italia la Banca estende la propria attività a tutta la penisola italiana. Delle vicende dell’ultimo decennio, e di quanto siamo lontani alle origini, non sto a raccontare perché siamo stati tutti, nostro malgrado, testimoni.

Maura Martellucci
Roberto Cresti