3 dicembre, le reliquie di San Galgano

 

Il 3 dicembre, a partire dal 1477, si celebrava solennemente la reliquia della testa di San Galgano con una “Messa solenne all’Altar grande ne la Chiesa de la Maddalena, dove era detta Santa Reliquia”, separata dalle spoglie mortali alla fine del XII secolo e sistemata a Montesiepi, anche se spesso portata a Siena per condurla in processione o per pubbliche ostensioni, considerata la grande devozione dei senesi nei suoi riguardi (la Sacra Testa era collocata in un reliquiario in argento dorato eseguito da Pace di Valentino tra il 1260 e il 1270, a forma di torre ottagonale di circa un metro di altezza, con decorazioni di smalti e pietre preziose). Sappiamo, ad esempio, che dal 1330 nelle solennità di Pentecoste e dell’Assunzione veniva condotta in processione per le strade cittadine insieme al braccio destro di Sant’Ansano e alla testa di Santa Caterina. Tra l’altro le cronache descrivono vari miracoli che accompagnano le traslazioni della reliquia: il mulo che, sulla via del ritorno, si avvia da solo alla cappella sul Montesiepi e, lì vi si inginocchia; le campane delle varie chiese lungo il percorso che suonano spontaneamente; il rasserenarsi improvviso del tempo.

Nell’aprile di questo 1477 la preziosa reliquia della testa di Galgano Guidotti trova collocazione nell’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Maddalena al Ponte di Romana, che già dalla prima metà del Duecento era possesso dei cistercensi di San Galgano. Un paio di mesi dopo il Santo viene eletto protettore dell’Arte della Seta. Scrive, infatti, il domenicano Gregorio Lombardelli che nello stesso anno «i nobilissimi, e circospetti Gentilhuomini dell’università della Seta» elessero San Galgano quale proprio protettore, obbligandosi ogni 3 dicembre, appunto, ad onorarlo solennemente nella chiesa della Maddalena. L’edificio si trovava in via Roma e dopo le soppressioni napoleoniche viene acquistato dalla famiglia Bianchi che lo trasforma nel proprio palazzo. Nello stesso anno l’Abate di San Galgano, Bartolomeo di Giovanni, “fece fare nella chiesa un luogo vicino all’altar maggior a canto a la sagrestia, dove stese il tabernacolo con la detta Reliquia, potendo vedersi per una finestra che risponde in Chiesa, con ornamento di pietra intagliata, e con una ferrata”. Si tratta del tabernacolo marmoreo, attribuito a Giovanni di Stefano, che dopo la demolizione della chiesa venne collocato nella facciata esterna del muro perimetrale del giardino di palazzo Bianchi, dove si trova ancora oggi, e che dimostra come la reliquia sostasse a Siena per periodi di tempo molto lunghi. Nel 1549, per ordine dell’Abate Commendatario Giovan Andrea Vitelli-Ghiandaroni, la Sacra Testa venne traslata nella vicina chiesa di Santa Maria degli Angeli, detta popolarmente “Il Santuccio”, per paura che le guarnigioni spagnole alloggiate presso la Maddalena potessero depredarla o profanarla; ancora in pieno Settecento il magistrato dell’Arte della Seta si recava lì ogni 3 dicembre con un’offerta di sei ceri, come riporta il Gigli nel “Diario Sanese”. Conservata dal 1925 al Museo dell’Opera Metropolitana, nel 1977 la reliquia è stata “tornata a casa” e custodita presso la prepositura di San Michele Arcangelo a Chiusdino.

Maura Martellucci
Roberto Cresti