10 aprile 1507: muore Giovan Battista di Lodovico Tondi, rettore del Santa Maria della Scala.

Il 10 aprile 1507, muore Giovan Battista di Lodovico Tondi, rettore del Santa Maria della Scala. Muore a quarantacinque anni, come si deduce dai documenti dell’ospedale, a causa di una febbre che lo uccise in pochi giorni. Sepolto nella chiesa della Santissima Annunziata i suoi fratelli commissionarono, come risulta da recenti ritrovamenti, non allo scultore Giacomo Cozzarelli come tradizione vuole, ma a Lorenzo di Mariano detto il Marrina, progetto definitivo per il monumento sepolcrale del rettore Tondi.

La famiglia Tondi si incaricò di seguire la realizzazione della pietra tombale pagandola di tasca propria, come si legge nell’iscrizione posta nella cornice superiore del monumento. La sua epigrafe sepolcrale, di notevole impatto, possiamo vederla ancora oggi tra quelle poste all’ingresso principale, entrando nel Santa Maria della Scala. Forse è quella meglio conservata (io la amo molto): rappresenta una figura intera, sdraiata di tre quarti, le mani giunte sul petto. Giovan Battista è raffigurato ormai morto, con la croce sul petto, il berretto e l’abito di Rettore.

Tra l’altro rimane in carica pochissimo, dal 1505 al 1507 (gli succede il fratello, Marco Antonio) e si trova alla guida dell’ente ospedaliero nei difficili anni della signoria di Pandolfo Petrucci, Tondi cerca di difendere il patrimonio e l’autonomia dell’ospedale senese contro ogni tipo di soprusi. Non sempre, però, ci riesce.

E così il 4 agosto 1506 il ciborio in bronzo opera del Vecchietta (era stato realizzato dall’artista tra il 1467-1472 per l’altare maggiore della chiesa della Santissima Annunziata ed era talmente bello che l’ospedale ricompensò l’artista con una notevole somma di denaro e lasciandogli la bottega nel quale era stato realizzato) viene trasferito sull’altare maggiore della Cattedrale.

Fu questa “operazione” voluta da Pandolfo Petrucci che portò alla costruzione di un nuovo altare per valorizzare proprio il ciborio del Vecchietta togliendo, dal luogo per il quale era stata dipinta, la solenne Maestà di Duccio di Buoninsegna. Erano cambiati i tempi, i gusti artistici e la politica, ormai, a Siena

Maura Martellucci

Roberto Cresti