Presunto stupro di gruppo, il Gip : “Grave episodio organizzato come passatempo”

Si è avvalso della facoltà di non rispondere il calciatore, dall’8 giugno agli arresti domiciliari con l’accusa di violenza sessuale di gruppo e di lesioni ai danni di una 21enne.

Oggi era previsto il suo interrogatorio di garanzia davanti al gip di Siena Jacopo Rocchi, ma il giocatore, anche lui 21enne, residente a Siena e rintracciato dalla polizia mentre era in vacanza in Sicilia, ha scelto di rimanere in silenzio. Lo aveva già fatto nei giorni scorsi il cugino, a sua volta finito agli arresti domiciliari insieme a un altro giovane loro amico per l’aggressione che sarebbe avvenuta nella notte tra il 30 e il 31 maggio scorsi in un’abitazione non lontano da piazza del Campo, mentre era in corso una festa. L’unico a rispondere è stato l’amico dei due cugini: ha parlato di rapporto consenziente.

Per il gip invece si sarebbe trattato di “un gravissimo episodio di violenza sessuale” organizzato come “passatempo della serata” e per il quale si ritiene “altamente verosimile” la “premeditazione dell’evento stesso”: così scrive nell’ordinanza di custodia cautelare. Rischio di reiterazione del reato l’esigenza cautelare per la quale è stata accolta la richiesta della misura degli arresti domiciliari per i tre, avanzata dalla procura senese che coordina le indagini della squadra mobile, partite dopo la denuncia della 21enne. L’inchiesta vede anche un quarto indagato, non raggiunto da misure, minorenne.

Elementi utili per la ricostruzione di quanto accaduto si ritiene possano venire fuori dagli smartphone dei 4 indagati: gli inquirenti cercano foto e video effettuati in particolar modo da uno dei quattro durante l’aggressione. Per questo motivo, giovedì prossimo, in incidente probatorio, saranno eseguiti accertamenti irripetibili sui telefoni cellulari dei quattro giovani e anche su quello della vittima: la ragazza ha riferito di aver visto dei flash durante la violenza. All’esame degli inquirenti ci saranno poi anche chat private e profili social. “Non escludiamo che eventuali foto e video possano essere anche stati diffusi in chat private e a quel punto scatterebbe in automatico anche la contestazione dell’ipotesi di reato di revenge porn”, ha spiegato Jacopo Meini, avvocato della 21enne che, sentita due volte dagli inquirenti, avrebbe sempre ribadito le accuse. Un racconto per la procura che sarebbe confermato dalle lesioni riscontrate alla giovane in ospedale