Leucemia linfatica cronica, ecco come sopravvivono le cellule. Nuove terapie grazie a ricerca dell’Università di Siena

Grazie al lavoro dell’università di Siena sono state fatte importanti scoperte nel meccanismo delle cellule tumorali usato per difendersi dai farmaci. Una ricerca di un gruppo, guidato dalla professoressa Cosima Baldari del dipartimento di Scienze della vita, è stata pubblicata dall’autorevole rivista scientifica Blood nell’ambito di un progetto finanziato dall’Airc, individua infatti una nuova strategia utilizzata dalle cellule della leucemia linfatica cronica per assicurarsi la sopravvivenza.

“Le cellule tumorali – spiega la professoressa Baldari – hanno la capacità di nascondersi all’interno di nicchie, impedendo al sistema immunitario di eliminarle. In altre parole, plasmano l’ambiente in cui si trovano a proprio esclusivo vantaggio. Nella leucemia linfatica cronica – prosegue – la nicchia in questione è costituita dai linfonodi, a cui le cellule leucemiche accedono durante il loro continuo ricircolo tra sangue e linfa”.

“L’accesso delle cellule leucemiche ai linfonodi – prosegue la professoressa Laura Patrussi, ricercatrice del gruppo e primo autore dello studio – è reso più efficiente da piccole molecole dette chemochine, che sono capaci di attrarre le cellule tumorali. Le cellule tumorali, dal canto loro, hanno sulla loro superficie grandi quantità di recettori per le chemochine che le rendono particolarmente sensibili a questi segnali, favorendo il loro posizionamento all’interno dei linfonodi. Alla base dell’anomala quantità di recettori per chemochine sulle cellule leucemiche c’è un difetto nella produzione di una proteina di nome p66Shc, che in condizioni normali regola la sopravvivenza cellulare”.

La ricerca mostra  come il difetto di p66Shc nelle cellule tumorali è anche causa della loro massiccia secrezione della proteina interleuchina 9, che agisce sulle cellule dello stroma linfonodale inducendole a secernere grandi quantità di chemochine, che a loro volta attraggono sempre maggiori quantità di cellule tumorali in un circolo virtualmente esponenziale ed inoltre “la scoperta di questo meccanismo di base apre allo sviluppo di nuove potenziali strategie per limitare l’accumulo di cellule tumorali dai linfonodi e far uscire quelle che vi si sono già insediate, rendendole vulnerabili all’attacco del sistema immunitario o dei trattamenti farmacologici”.