“Le ragioni del nostro No al referendum”

Economia reale e campagna elettorale

“Siamo convinti che le riforme costituzionali debbano seguire un percorso condiviso tra le forze politiche e sociali e per questo non possono essere influenzate dalle convenienze politiche del momento. A fasi alterne, tutte le forze politiche hanno sostenuto l’opportunità di una riduzione del numero dei parlamentari accompagnata da una riforma del Bicameralismo paritario e da un ammodernamento dei regolamenti parlamentari. E anche la proposta di riduzione del numero dei parlamentari che saremo chiamati a confermare oppure invalidare con il nostro voto è stata votata con l’impegno preciso delle forze politiche ad introdurre i necessari correttivi e contrappesi.

Senza questi, la “riforma” del taglio dei parlamentari è poco più che uno specchietto per far credere agli italiani che così il Paese sarà più efficiente, moderno e funzionale. Noi non lo crediamo e pertanto, in assenza di correttivi, voteremo convintamente NO al referendum del 20-21 settembre. I motivi sono ben spiegati dal documento degli oltre 200 docenti di diritto costituzionale, che hanno sottoscritto un appello che ci sentiamo di condividere. https://www.huffingtonpost.it/entry/referendum-183-costituzionalisti-dicono-no_it_5f436563c5b697824f9ab4fc?utm_hp_ref=it-homepage. A rischio c’è il ruolo del Parlamento quale principale assemblea rappresentativa del Paese; ma soprattutto ci sono i territori, che finirebbero per non essere adeguatamente rappresentati. A ben vedere c’è lo stesso patto sociale che si stabilisce tra popolo e istituzioni.

Da anni ormai i poteri decisionali dalle comunità sono ridotti; anche i luoghi ed i momenti delle decisioni sono stati compressi con la motivazione del taglio dei costi e degli sprechi. Purtroppo i dati sul bilancio dello Stato confermano che non è riducendo la rappresentanza che si tagliano i costi. Nel caso specifico, ad esempio, siamo convinti che sarebbe stata prima necessaria una riforma dei regolamenti parlamentari per rendere più efficaci ed efficienti i lavori nelle due Camere e poi una riforma complessiva delle istituzioni centrali. Con il No al referendum potremo mandare un nuovo segnale per dire che uno dei principali problemi del Paese è rappresentato dai metodi di selezione della classe dirigente. Occorre infatti che questa sia adeguata alle sfide che abbiamo di fronte, e spetta ai partiti dimostrare di avere sistemi e metodi adeguati per la scelta dei propri rappresentanti in sede di istituzioni e di rappresentanza (forse sarebbe più utile una legge sulle forme e modalità di funzionamento dei partiti).

Non è certo riducendo i numeri della democrazia che si danno risposte agli italiani, soprattutto in momenti difficili come quelli che stiamo affrontando. Per questi motivi, fuori da ogni ricerca di posizionamento partitico e indipendentemente dai Comitati nazionali che sostengono le ragioni del No al referendum, anche noi riteniamo di votare NO al prossimo referendum e invitiamo tutti a farlo”.

Sottoscrittori:

Balani Duccio, Balani Mauro, Barbanera Eva, Barni Monica, Bastreghi Vanessa, Bellini Guido, Bianchi Francesca, Bini Claudia, Camastra Fabrizio, Ceccherini Dario, Dallai Luigi, De Santi Simone, Di Fonzo Pasquale, Di Rienzo Katia, Felici Fabrizio, Giorgetti Giovanna, Lambardi Filippo, Mancuso Fulvio, Margheriti Riccardo, Marilli Massimo, Mazzini Paolo, Milani Agostino, Mirizio Achille, Monaci Costanza, Paris Orlando, Porcellotti Gianni, Rappuoli Roberto, Ricci Francesco, Rossi Andrea, Spanu Emiliano, Spinelli Marco, Taddei Michele, Vigni Federico, Vignozzi Sauro.