La protesta dei medici di base: “La Regione riorganizzi la sanità territoriale, non ce la facciamo più”

medico di famiglia

I medici di base “non ce la fanno più” ed ancora “così non si può più andare avanti, la Regione, le Aziende Sanitarie ci devono ascoltare”. Il grido d’allarme viene lanciato dalla Fimmg della Toscana che in una nota chiede che siano attuate le proposte di riorganizzazione del servizio di medicina territoriale.

Proposte “accolte ma non attuate. Il Comitato regionale della medicina generale deve immediatamente iniziare l’applicazione del preaccordo concordato e deliberato. Non si può più aspettare che la riorganizzazione della sanità territoriale avvenga per decisione nazionale che rischia di stravolgere la nostra organizzazione che un tempo era considerata un modello da seguire”, scrivono i medici di base che chiedono ancora alla Regione di “dare seguito a quel rapporto fecondo con tutti i professionisti che ha caratterizzato la gestione della sanità nel recente passato”.

Domani il Comitato regionale della medicina generale dovrà assumere “decisioni operative da mettere immediatamente in campo”, tuonano dalla Federazione. Altrimenti “oltre ad appendere le coccarde alle porte dei nostri studi professionali informeremo i cittadini che le inefficienze del servizio sono anche dovute a uno scarso governo della sanità della nostra regione ed affiancheremo l’Ordine dei Medici di Firenze per la creazione di un comitato di tutti i professionisti della sanità insoddisfatti dell’attuale gestione che incalzi la regione a rendere in Toscana il servizio sanitario più efficiente in un momento così terribile per la sanità”, avvertono dalla Fimmg.

I medici di medicina generale “non ce la fanno più oberati da un carico di lavoro determinato sia dalla pandemia, sia dal fatto che ricadano sulle loro spalle di compiti di altri settori, e sia dal doversi fare carico del problema delle carenze dei medici” e, aggiungono, “sono arrabbiati per accuse gratuite che gli vengono rivolte e che non tengono conto della scarsa considerazione che la parte pubblica ha da sempre manifestato nei confronti della medicina territoriale”.