La pieve di Santa Maria a Spaltenna e la leggenda del crocefisso

A circa un chilometro da Gaiole in Chianti c’è l’antico Castello di Spaltenna. A dire il vero occorre parlare, più che di un castello, di un antico borgo medioevale costituito dall’antica Pieve di Santa Maria con torre campanaria dell’anno 1000 e dal contiguo monastero fortificato e da alcuni casali adiacenti.

Ma oltre ai quasi mille anni la Pieve di Santa Maria di Spaltenna è nota per la Leggenda del Crocifisso che vi trascriviamo nella versione scritta di Temistocle Gradi, tratto dai suoi “Racconti” Siena 1886, dove si narra della collina di Spaltenna come fosse un tempo folto bosco di lecci tanto da essere definito “buio e macchioso più di tutti” e per questa condizione, quindi, nessuno voleva attraversarlo.

“Ma una pastorella, molto devota alla Madonna, portava le sue pecore proprio in quella macchia. Anzi fra quei lecci fitti, mai cessando di pregare la Madonna, riusciva a sorvegliare le sue pecore e nello stesso tempo filare i “pennecchi” di lana che i genitori le davano da fare. E la Madonna che “aveva caro tutto quel pensare d’un core bono ed innocente gliele volse render merito con un miracolo da far piangere di tenerezza”. Una sera al momento di radunare le pecore la pastorella si accorse che ne mancava una. La cercò molto ed alla fine la vide immobile nel bosco. La chiamò più volte ma la pecora non si mosse. Allora la pastorella prese un sasso e lo lanciò verso la pecora. Ma il sasso cadde al suolo vicino a Lei ed in quel punto si levò un lamento.

In quel subito la buona figliola rimase e tremò tutta; ma perché era di gran core e la Vergine allora gliene cresceva, si fece innanzi fin dove era la pecora e vede disteso in una spiazzatella il nostro Signore a mo’ di Crocifisso. E lei, appena veduto questo, la si inginocchiò e incominciò a piangere e a singhiozzare molto e a domandare pietà, misericordia e perdono, perché gli aveva tirato la sassata. E la sassata si vedeva allora e la si vede ancora, che quell’immagine ha il braccio diritto incrinato.

Ma la Vergine ebbe pietà di quel pianto e rese subito la pace a quel core che non aveva nè colpa nè peccato. Anzi la sentè in sè tanta fidanza, quella figliola, ch’ella s’acchinò e abbracciò nostro Signore. Il mattino seguente, al levare del sole, una gran “pricissione di popolo, co’ ceri accesi e con gli stendardi spiegati, dirieto a’ preti e tutti co’ piè scalzi, furono al luogo del miracolo”. L’immagine sacra fu portata in chiesa dove ancora è oggetto di grande devozione. E tutto questo accade per permissione di Dio, in que’ tempi la ch’i ho detto, la seconda domenica di Maggio ch’è il giorno che ogni anno se ne fa festa”.

Articolo e foto: Gabriele Ruffoli

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