La lettera di Mancuso a De Mossi: “Fermiamoci a riflettere sul futuro di Siena, usciamo dalle logiche di potere”

“Fermarsi a riflettere sul destino di Siena nei prossimi dieci-quindici anni, di uscire dalla logica di chi, incurante del futuro, delle prospettive e delle giovani generazioni, preferisce anteporre le bandierine del potere a quelle della lungimiranza e del buongoverno”.

Così Fulvio Mancuso, ex-vice sindaco di Siena, in una lettera inviata al sindaco di Siena Luigi De Mossi. Mancuso, rilevando che “in questa fase storica è necessario un impegno di tutti per la tenuta della coesione sociale”, chiede a De Mossi di rinunciare a “a rifugiarsi nelle logiche della piccola partigianeria e faziosità, sia essa politica, di piccoli gruppi di interessi e finanche personale”. Significativo, per l’ex.vice Sindaco, è il caso del Conservatorio Franci, “è la punta di un iceberg dimostrativo quanto pericoloso- scrive Mancuso-, l’esempio di come la logica del braccio di ferro, muscolare quanto effimera, possa portare nocumento a tutta la nostra comunità. Il mio invito, da cittadino, ripeto, è quello di riprendere con umiltà e spirito di servizio, che sicuramente non manca a chi ama la nostra città, un approccio amministrativo che, mantenendo ferme e nette le distanze dei compiti tra chi ha la responsabilità di governo (maggioranza) e chi quella altrettanto importante di fare opposizione”.

Mancuso conclude: “Recuperiamo, signor Sindaco, uno spazio di confronto alto, sfidiamo il futuro con le complessità enormi del presente sulla base di visioni sociali, politiche ed economiche certamente differenti, con netta distinzione di ruoli, ma favorendo, nel rispetto e nella legittimazione reciproca, una logica finalizzata alla crescita sociale, culturale ed economica della nostra città ed attivando le migliori energie, i migliori progetti, rafforzando e non indebolendo le istituzioni che più illustrano Siena (come è l’Istituto Franci e non solo). Credo che in questi momenti, anche un ripensamento, una sana sterzata che si allontani dai vicoli ciechi del politicismo e del tatticismo, possa far bene, non solo a chi pro tempore oggi governa, ma a tutto il tessuto delle forze su cui bisogna contare per fermare il declino in atto, credendo nella possibilità di una nuova fase storica di ricostruzione che Siena merita, non meritando, invece, di ridursi al racconto di se stessa e di ciò che non è più”.