L’appello della Nobile Contrada dell’Aquila: “Abbandoniamo gli individualismi, torniamo a correre il Palio”

“Il seggio ed il popolo della Nobile contrada dell’Aquila affermano con voce forte e unanime l’esigenza di effettuare il Palio nelle date canoniche del 2 luglio e del 16 agosto”. Si legge questo nei manifesti che la contrada dell’Aquila ha fatto affiggere lungo delle vie di Siena.

Il messaggio è chiaro: “La città, le contrade e i senesi non possono permettersi un altro anno senza Palio, aspettando passivamente che sia dichiarata la fine dell’emergenza sanitaria – prosegue il testo-. In questo biennio di emergenza le consorelle si sono votate a quel ruolo sociale, aggregativo e di mutuo soccorso che ha caratterizzato la nascita delle nostre “Società”” e che certo ora rappresenta una componente importante del mondo contradaiolo; è  giunta l’ora di ricominciare, tuttavia, a scandire le stagioni con i riti della nostra Festa, altrimenti rischiamo di diventare esclusivamente “circoli ricreativi” e  non più “Contrade” , perdendo i valori che un tale vocabolo sottintende”.

Il testo continua: “E’ tempo quindi di abbandonare una piccola strategia individuale, e agire collettivamente come una sola Comunità indirizzata sull’obiettivo di tornare a correre il Palio nel 2022, anche a patto di alcune tollerabili restrizioni, da concertare con le autorità competenti”.

Parole che sono rivolte a tutta la comunità senese, dai popoli delle altre consorelle (riuniti nel Magistrato delle contrade) fino all’amministrazione comunale, una comunità che “condivida quei medesimi ideali che discendono da un lontano e glorioso passato e che abbiamo il dovere di tramandare alle generazioni future”, si legge ancora.

“Senza il Palio le contrade deperiscono e rischiano di venir meno . come in parte sta già accadendo- all’importante funzione di controllo sul decoro e sull’armonia della città”. La chiosa è un commento a quanto accaduto la scorsa domenica 12 settembre, quando l’Aquila ha effettuato il giro per omaggiare le altre contrade. “Abbiamo trovato una parte della città quasi infastidita dai tamburi e dalle bandiere, incline esclusivamente all’accoglienza “commerciale” di ospiti inconsapevoli e irriguardosi della nostra preziosa identità. Se questa identità vogliamo tenerla viva, dobbiamo necessariamente pretendere rispetto da parte di tutti, reclamando il legittimo e irrinunciabile diritto alla nostra passione”.