Il lavoro a Siena e in Toscana non è a misura di donna: disoccupazione al 19%, netto il gap rispetto agli uomini

Le donne lavorano meno e in peggiori condizioni rispetto agli uomini, con un divario di monte ore lavorate di oltre 267 milioni di ore annue. Un terzo delle lavoratrici ha un part-time e la disoccupazione femminile, a fine 2021, tocca il 19%.

Il tasso di occupazione cresce in modo uniforme ma è evidente il gap rispetto agli uomini. Questa la fotografia in Toscana sul lavoro scattata dai dati di Ires. E i numeri su Siena, come spiega il segretario provinciale della Cgil Fabio Seggiani, sono simili.

“I dati sono impietosi e segnano un quadro di assoluto allarme ma anche di assoluto impegno per il sindacato che rappresento”, afferma Seggiani. “L’occupazione maschile arriva al 76% mentre quella femminile si ferma al 63%, questo nonostante le donne siano più scolarizzate”. Ed ancora: “il 32% delle donne lavora part time contro l”8% degli uomini. Molto spesso questo è un part-time involontario, cioè imposto dalle aziende. Non solo: la media delle ore lavorate settimanali nella nostra provincia vede le donne avere -15% rispetto agli uomini”.

Non bisogna poi scordarsi l’aspetto del salario: nonostante questo sia diminuito sia per gli uomini che per le donne si può comunque vedere come nelle due estremità lavorative, e cioè nelle categorie lavorative che richiedono qualifiche più alte e in quelle che richiedono qualifiche più basse, il divario sia aumentato esponenzialmente. “Nei ruoli apicali le donne sono maggiormente penalizzate – ha aggiunto Seggiani – e lo stesso vale nella punta estrema a ribasso dove il divario cresce del 12%. Inoltre c’è il problema del lavoro povero: nonostante l’occupazione il salario non permette di vivere dignitosamente”, puntualizza il segretario.

Gli effetti della pandemia sono poi l’ultimo aspetto da prendere in analisi. “Tra il 2020 ed il 2021 c’è stata un’impennata di dimissioni volontarie: 1780 nel 2020 e 2500 nel 2021. Tre quarti di queste dimissioni arrivano da donne, che hanno dunque lasciato il proprio lavoro per dedicarsi alla cura in quei momenti difficili”, prosegue Seggiani.

MC