Diciottenne aggredito dal branco, lo sfogo del padre: “Cosa succede a Siena?”

Decidiamo di pubblicare integralmente la lettera che ci invia David Chiti per sfogare la sua rabbia e il suo dolore rispetto all’aggressione subita dal figlio di 18 anni: picchiato da più persone fino a farlo finire in ospedale, apparentemente senza un motivo. Decidiamo di pubblicare integralmente perché niente più delle parole di un padre spiega lo stato d’animo.

“Questa notte, appena fuori da un locale fuori dalle mura alcuni ragazzi hanno aggredito mio figlio. Sono stato svegliato a notte fonda dalla sua telefonata: con voce disperata, piangendo, urlava che gli avevano spaccato il viso.

Sul posto sono intervenuti tempestivamente i carabinieri e la polizia che hanno eseguito e tutt’ora stanno facendo i dovuti accertamenti. Chiamata l’ambulanza, ci siamo precipitati al pronto soccorso di Siena. Dopo visita specialistica neurologica, Tac e visita otorinolaringoiatrica, il risultato è stato: frattura dell’osso nasale,sutura ferita palpebrate (occhio sinistro tumefatto e chiuso..), frattura di elemento dentario arcata inferiore incisivo centrale ed altre escoriazioni al viso e al cranio…

La prognosi è di ben 30 giorni! Quando Lapo, mio figlio, mi ha raccontato i fatti, ha esclamato piangendo: “Babbo, a un certo punto pensavo di morire… tante le botte che mi hanno dato!”

Il punto qual è? Perché succedono queste cose? Chi garantisce la sicurezza dei nostri figli? Quali e di chi sono le responsabilità? Oggi è successo a mio figlio, domani a chi succederà di essere svegliato nella notte per dover accorrere al pronto soccorso per un figlio massacrato di botte?

Nemmeno Siena è ormai una città tranquilla e sicura. Il seme della violenza ha germogliato anche nella nostra città, un tempo civilissima. Dobbiamo tutti quanti, cittadini e Istituzioni, fermarci un attimo e riflettere. Che cosa sta succedendo? Cosa fare per riportare la sicurezza nelle nostre strade e nelle nostre piazze, tra i nostri ragazzi?

Sono certo che potrete comprendere il mio sgomento e il grido di dolore di un padre”.

David Chiti