Deposito di scorie nucleari, scatta l’ora della verità per la Val d’Orcia: al via il seminario della Sogin

Scatta l’ora della verità per sapere se verrà creato un deposito di smaltimento di scorie radioattive tra Trequanda e Pienza. La Sogin, società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari, ha dato il via al suo Seminario nazionale, previsto nel processo di consultazione per la creazione di un impianto.

Sogin discuterà sulle osservazioni arrivate dai territori indicati come “potenzialmente idonei” dalla Cnapi, tra cui appunto la Val d’Orcia, e dai ogni soggetto che abbia interesse sull’argomento. Il deposito ospiterà 95mila metri cubi di materiale e sorgerà in un’area di 150 ettari. In Italia sono state individuate 67 zone per ospitare il sito. Due di queste sono in Toscana: nelle province di Siena, appunto, e di Grosseto.

Nove invece sono gli incontri del seminario che si concluderà a metà dicembre con la pubblicazione del resoconto dei lavori (questi si concluderanno il 24 novembre ndr.). Oltre alle sedute plenarie di apertura e chiusura sono programmate sette sessioni di lavoro, una nazionale e sei territoriali, che interesseranno le aree potenzialmente idonee presenti nelle regioni coinvolte: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna.

Dopo la pubblicazione degli atti si aprirà una fase di consultazione pubblica, che durerà 30 giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali ulteriori osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione di una Carta definitiva delle aree idonee per il deposito, la Cnai. Regioni ed enti locali potranno presentare ulteriori manifestazioni d’interesse, non vincolanti, per approfondire ulteriormente il tema. Infine, in base alla Cnai, l’esecutivo dovrà scegliere il sito definitivo.

“Il processo di localizzazione del deposito nazionale – ha affermato Vannia Gava, sottosegretario di Stato al ministero della Transizione ecologica, durante l’apertura del seminario – deve svolgersi nella massima trasparenza e completezza informativa verso i cittadini, spiegando in modo chiaro i motivi per cui l’Italia, come altri Paesi interessati dalle medesime problematiche, debba farsi carico di una gestione in sicurezza dei propri rifiuti radioattivi. Pertanto, – ha concluso – la localizzazione del Deposito Nazionale scaturirà solo a valle di una procedura ampiamente partecipativa, che comprende la valutazione concertata di ogni elemento radiologico, territoriale e ambientale utile a selezionare il sito in modo ottimale”.