Deposito di scorie nucleari, concluso il Seminario. Francini fiducioso: “Non rientreremo nelle aree idonee”

“La procedura è ancora abbastanza lunga ma sono convinto che le osservazioni fatte anche durante il Seminario , dove abbiamo ulteriormente confutato gli elementi di tipo idrogeologico, geologico, dei trasporti e paesaggistico,  saranno accolte . Trequanda non rientrerà in quella lista“.

Trapela malcelato ottimismo nella parole del sindaco di Trequanda Andrea Francini che, sebbene ricopra questa carica da poco più di un mese, si trova a gestire la “patata bollente” della possibile creazione di un deposito di scorie nucleari compreso in un’area tra il suo Comune e quello di Pienza, come fece anche il suo predecessore Roberto Machetti . La novità che arriva da questo fronte è che la Sogin, società pubblica per lo smantellamento degli impianti nucleari, ha annunciato lo fine del Seminario nazionale previsto nel processo di consultazione per la creazione di un impianto.

Questa fase di lavori che si è appena conclusa è durata oltre due mesi e si è articolata in 9 incontri. Oltre alle sedute plenarie di apertura(tenutasi a settembre) e chiusura (che si è tenuta oggi) si sono svolte sette sessioni di lavoro, una nazionale e sei territoriali, che hanno interessato le regioni coinvolte dalla Cnapi: Piemonte, Toscana, Lazio, Puglia e Basilicata, Sicilia, Sardegna. Sogin ha discusso le osservazioni arrivate da questi territori, tra cui appunto quelle di questa zona compresa tra Val d’Orcia e Val di Chiana. “Dal nostro Comune, dall’Unione dei comuni, dalla Regione, dalla Provincia e dalle associazioni ci sono stati dei contributi reale per sostenere il fatto che quest’area non può essere compromessa da un sito di scorie radioattive”, puntualizza Francini.

Adesso bisognerà aspettare il 15 dicembre, il giorno in cui sarà pubblicato il resoconto dei lavori. Dopo si aprirà una fase di consultazione pubblica, che durerà 30 giorni, durante la quale potranno essere inviate eventuali ulteriori osservazioni e proposte tecniche finalizzate alla predisposizione di una Carta definitiva delle aree idonee per il deposito, la Cnai. Regioni ed enti locali potranno presentare ulteriori manifestazioni d’interesse, non vincolanti, per approfondire ulteriormente il tema. Infine, in base alla Cnai, l’esecutivo dovrà scegliere il sito definitivo. Il deposito ospiterà 95mila metri cubi di materiale e sorgerà in un’area di 150 ettari. In Italia sono state individuate 67 zone per ospitare il sito. Due di queste sono in Toscana: oltre alla provincia  di Siena c’è quella Grosseto con Campagnatico.

“Il Seminario nazionale, tappa fondamentale della prima fase della localizzazione del Deposito nazionale, è stato un momento significativo di corretto confronto democratico con tutti gli attori interessati alla realizzazione dell’opera – ha affermato Vannia Gava, sottosegretario di stato al ministero della Transizione Ecologica. I lavori si sono svolti nella massima trasparenza e hanno permesso di spiegare le ragioni per cui l’Italia, come avviene nel resto d’Europa, debba farsi carico di una gestione in sicurezza dei propri rifiuti radioattivi. Le esperienze all’estero – ha concluso – testimoniano che infrastrutture analoghe a quella che dobbiamo realizzare nel nostro paese rappresentano un’occasione unica per lo sviluppo sociale ed economico del territorio che deciderà di ospitarla”.

MC