Dalla pandemia usciamo cambiati, sì ma in peggio

Era facile essere profeti. L’ho scritto ad inizio pandemia e oggi ogni riga tornaNon è andato tutto bene, non ne usciamo migliori nè questa esperienza è servita a renderci diversi.O meglio un po’ diversi si: più cinici, più menefreghisti e, di certo, più bighelloni e con meno valori.

Basta guardare i ragazzi che non possono stare in una classe o fare sport o andare a ballare ma possono organizzare infinite partite di calcio sulla spiaggia , cene al tramonto ed improvvisate discoteche nei posti più impensabili.Basti pensare alla sconfitta di in sindacato sempre più autoreferenziale e distante dai propri iscritti che non fa ripartire la macchina statale ( perché non aprono al pubblico INPS, INAIL, uffici tributari, tribunali…?) per rincorrere un demagogico progresso fatto di smart working e altre prebende che in realtà servono solo ad alimentare assenteismo autorizzato ed inefficienze.

Proprio l’organizzazione del pubblico ha fatto conoscere il peggio dello stato ed il massimo della demagogia: poche domande cui vorrei fossero date risposte.Perché una diversa retribuzione per la cassa integrazione tra normali operai o dipendenti e statali? Perche uno statale deve guadagnare l’interesse della paga ed un normale operaio poco più del 40%, in diversi casi? Perché facilitazioni a tutto tondo per chi lavora sotto lo stato (lavoro agile, tutela del posto, facilitazioni di varia natura) e irrigidimento dei servizi per gli altri lavoratori?

Ecco perché avevo ragione nel mio primo articoli.

Siamo usciti diversi.

Peggiori. Viva l’Italia libera e unita.

Luigi Borri