Badia a Montemuro, il guerriero longobardo e il suo tesoro

Badia a Montemuro (o anche Badiaccia a Montemuro) è una piccola frazione dove vi abitano 21 persone e si trova nel comune di Radda in Chianti, sorge in un fianco del Monte San Michele a 710 metri s.l.m.

Proprio qui, un guerriero longobardo ferito in battaglia fuggì tra i boschi e salì verso la sommità del monte che divide le valli della Pesa del Valdarno.
Guidato da San Michele Arcangelo, principe delle milizie celesti e protettore dei Longobardi arrivò in questo luogo, oggi chiamato “La Badiaccia” e si incontrò con un eremita che lo curò, lo guarì, e lo rimise in forze.

Insieme costruirono un tabernacolo dedicata al Signore Gesù Cristo, usando lo stesso materiale che secoli prima gli Etruschi avevano adoperato per le mura a retta sulla via che collegava la valle dei due fiumi.

Con il duro lavoro di uomini toccati dalla fede venne edificato anche un cenobio per soccorrere e ricoverare i pellegrini, e i viandanti.
Poco dopo in questo luogo vennero create delle case e una chiesa dedicata a san Pietro, che venne consacrata nel 1058 da due insigni prelati, il Cardinale Umberto da Silva candida e il Cardinale Piero di Muscolo.

Nel 1125 i Monaci Camaldolesi presero possesso della Chiesa e del Monastero di Montemuro e costruirono, mantenendolo sotto la propria giurisdizione, l’oratorio di san Michele agli alti Monti.

Numerosi sono i documenti che parlano della Badia a Montemuro, tutti conservati presso l’archivio di stato e già appartenenti alla Badia di Passignano.
All’inizio del XIV secolo la zona fu di proprietà della famiglia dei Franzesi, signori di Staggia Senese. Niccolò Franzesi, capo della famiglia, nel 1308 dopo essere stato dichiarato fallito dal comune di Firenze e sottoposto a sequestro dei suoi beni si ribellò all’autorità e si asserragliò ponendo in assetto di guerra le sue proprietà tra cui il castello di Staggia e la badia a Montemuro.

Intorno alla metà del XIV secolo la badia tornò in possesso dei camaldolesi, ma poco dopo, all’inizio del XVI secolo questi la unirono al loro monastero di San Benedetto di Firenze. Nel 1529, durante l’assedio di Fiorentino, il monastero di San Benedetto venne distrutto, la badia fu unita al monastero degli Angeli, che ne mantenne il possesso fino ai primi anni del XIX secolo. Dopo la soppressione napoleonica l’abbazia andò incontro all’abbandono che fu il prologo al crollo di quasi tutte le strutture ma nessuno riuscì mai a ritrovare la tomba del guerriero Longobardo. Si racconta che sia ancora intatta nelle pendici del monte a poche centinaia di metri dal paese. Al suo interno ci sarebbe la spada, lo scudo e un prezioso tesoro che il guerriero aveva chiesto di portare con se dopo la morte.

Articolo e foto di Gabriele Ruffoli

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