Asl sud est, l’allarme della Cgil: “Rischiamo la fine della sanità pubblica nella Toscana meridionale”

Nell’Asl sud est la situazione è “drammatica”. Lo ha affermato Antonio Melley, coordinatore Fp Cgil dell’azienda sanitaria.

Il personale, rileva Melley, “è in progressiva diminuzione, oltre che sempre più stanco, e le assunzioni promesse sono ferme”, mentre “il diktat della Regione Toscana di risparmiare ad ogni costo, a prescindere da priorità e sostenibilità, sta decretando la fine del servizio sanitario pubblico in Toscana o, almeno, nella parte sud est, creando così discriminazioni tra i cittadini ed i territori, con gli ospedali periferici sempre più abbandonati a sé stessi e poveri di risorse e di servizi erogati”.

E ancora: “Sono state bloccate le ferie alla maggior parte dei dipendenti, non esiste più una vita privata e familiare (se ti scrivono su whatsapp anche a mezzanotte e devi tornare in turno quando eri di riposo) e straordinari e produttività aggiuntiva sono la quotidianità per tappare i buchi!- attacca Melley-. Iniziano le riduzioni di attività, come è il caso del Modica di Abbadia San Salvatore, chiuso da mesi, o del laboratorio di Pitigliano, chiuso tutti i pomeriggi dalla scorsa settimana”.

“Ogni giorno si pensa a nuove esternalizzazioni-aggiunge Melley-: dopo quelle di attività covid, adesso si ampliano quelle di attività amministrative, come il supporto alla medicina legale della zona aretina o l’accettazione e anagrafe nel senese; i presunti risparmi di queste decisioni che indeboliscono il servizio pubblico sono fatti a discapito delle lavoratrici e dei lavoratori del privato che vengono sottopagati e sfruttati”.

Ma i tagli, evidenzia il sindacalisti toccano anche la sicurezza: “i guanti in nitrile sono stati sostituiti con quelli in vinile, esponendo le lavoratrici ed i lavoratori ad un maggior rischio di infezioni e contaminazioni”. Per questo, dice ancora, “pazienti e cittadini riversano le loro frustrazioni sul personale che li assiste e accoglie, sottoponendo a stress e aggressioni i professionisti sanitari, tanto che sempre più spesso si assiste a dimissioni o rinunce all’assunzione nei settori più esposti”.

La chiosa è una richiesta a Antonio D’Urso “di provvedere subito alle assunzioni di tutte le figure professionali e ad uno sviluppo di tutti i servizi sanitari, a cominciare da quelli territoriali”.