Anticorpi monoclonali, Bassetti: “Adesso zoppicano con il covid. Devono muoversi con uno sviluppo della diagnostica”

Gli anticorpi monoclonali per il covid “zoppicano” e “credo che non ne abbiamo più bisogno”.

Sono le parole di Matteo Bassetti, infettivologo e direttore del reparto Malattie infettive del San Martino di Genova, che a Siena ha presentato il suo libro “Il mondo è dei microbi” all’Accademia dei Fisiocritici di Siena. “Credo che il movimento dei monoclonali oggi debba muoversi con lo sviluppo della diagnostica. Oggi non saprei dove usarli nella terapia antibiotica e credo che ci voglia un investimento di pari grado sulla diagnostica”, ha aggiunto.

Sugli antibiotici “la farmacoeconomia non deve essere fatta per tagliare i costi perché dobbiamo iniziare ad avere farmaci di ultima generazione che salvano le vite. Non possiamo più considerare gli antibiotici nuovi come costosi e su questo argomento auspico di avere un’interlocuzione con i vertici ministeriali”, continua il medico.

“L’Italia primeggia nel report per numero di morti per batteri resistenti agli antibiotici e questo primato non ci rende orgogliosi – ammette il professor Bassetti – Il problema è che usiamo troppi antibiotici. Molti di questi li ingeriamo con la carne che troviamo in tavola ogni giorno. Ma dobbiamo anche meglio regolamentare l’uso degli antibiotici per curare malattie che non ne necessiterebbero”.

“Il problema della antibiotico-resistenza – aggiunge – è molto serio ed ha due grandi conseguenze: il crescente numero di infezioni ospedaliere e l’aumento della mortalità da infezioni. Serve remare tutti dalla stessa parte, avere farmaci altamente efficaci, che costeranno molto, ma salveranno tante vite”.

Ovviamente gli argomenti con cui il primario si è confrontato con la stampa sono stati covid, vaccini e influenza.

Sul covid “sia i fragili che gli anziani avrebbero dovuto fare il richiamo per il 2022. Forse c’è stato un problema di comunicazione: l’abbiamo chiamata quarta dose e questo non ha funzionato”. Per l’influenza, sottolinea il medico, “c’è stata una corsa ai vaccini. E forse questo dà l’idea dell’errore comunicativo sul coronavirus perché anche questo è un virus influenzale”. Il covid comunque, ha aggiunto, “non va visto con gli occhi del 2020 e del 2021, sennò faremmo un grave errore. Adesso il virus è più attenuato e meno aggressivo e si trova davanti un’immunità forte della popolazione”.

 

KV