Rugbisti dal cuore d’oro

Forse non tutti sanno che anche a Siena il rugby ha una lunga storia. La prima squadra a praticare questo sport nella città del Palio risale infatti addirittura agli anni Trenta del secolo scorso, in piena epoca fascista. I risultati non furono positivi e quello fu praticamente un fuoco di paglia perché poi furono altre le discipline ad affermarsi in città. Ma a mezzo secolo di distanza, negli anni Ottanta, la squadra venne rifondata sotto le insegne del Cus. Oggi viviamo una fase di nuovo boom, con i tesserati cresciuti a dismisura nell’ultimo quinquennio. “Dobbiamo dire grazie anche alla televisione che offre grande spazio alle partite del Sei Nazioni”, afferma Giuseppe Camillo, il tecnico di altissime qualità e noto un po’ ovunque nel mondo rugbistico italiano chiamato a Siena per far fare una nuova accelerazione alla società cussina.

“Non ci sono parole per esprimere quello che è successo negli ultimi anni nel rugby senese – si legge nell’opuscolo realizzato dalla società cussina appena un anno fa -. Aver completato l’organico delle squadre, grazie alla nascita di tutte le categorie giovanili federali, è stato il coronamento di un sogno durato dieci anni”. E a queste va aggiunta la seconda squadra seniores cittadina, la Siena Rugby club 2000.

Anche il settore del minirugby sta facendo un grande lavoro sotto la guida di Roberto Bartolomucci, Luca Sampieri e Luca Belardi e adesso è facile veder correre al campo del Sabbione decine di ragazzi dietro ad una palla ovale. Ma il pensiero dei rugbisti senesi torna spesso all’argomento del campo: “Nel nostro sport – spiega Limongelli – il terzo tempo alla fine di un match è un momento fondamentale. I giocatori delle due squadre si ritrovano e mangiano e bevono insieme. Per far questo serve una cosiddetta <CF2>club house</CF>, ovvero spazi dove potersi ritrovare e consumare un buon pasto assieme. Ecco, gli spazi di cui disponiamo ci vanno veramente molto stretti. Ma il fatto che adesso siamo ad affrontare tutti questi problemi è un dato positivo perché vuol dire che siamo cresciuti”. Il rugby a Siena non è più ormai una semplice passione (a proposito: ad ogni partita della Nazionale è presente un gruppetto di tifosi senesi, e nemmeno il Mondiale in Nuova Zelanda fa differenza), ma una solida realtà. Anche i rugbisti alla fine di una gara vittoriosa cantano la Verbena. Trecento persone costituiscono una società che ha voglia di crescere ancora.

Rugbisti dal cuore d’oro. A Siena i giocatori di questo sport continuano a pensare al prossimo, come spiega il presidente della onlus Rugbisti senesi Angelo Mariotti: “Ci sembra giusto non pensare solamente a noi stessi – dice – e stiamo quindi tentando di costruire qualcosa di interessante. Lo scorso anno abbiamo organizzato la nostra prima festa, il cui ricavato è stato da noi donato alla Fondazione Danilo Nannini. Da quel momento abbiamo capito che stavamo facendo qualcosa di buono e ci siamo detti che dovevamo continuare su quella strada. In questo fine settimana vogliamo concentrarci su alcuni temi a nostro avviso molto importanti come la sicurezza sulle strade e il rispetto verso il prossimo. Il rugby dà sempre buoni esempi da seguire e non è solamente uno sport duro e violento, come forse qualcuno lo immagina. Nel nostro sport il predominio sull’avversario è importante quanto il rispetto”.