Pianigiani: ‘Il 12 settembre, al mio ritorno a Siena, spero solo di non sbagliare panchina’

Simone Pianigiani

“Spero solo di non sbagliare panchina a settembre. Di certo non sarà facile entrare nell’altro spogliatoio”. Simone Pianigiani si concede una risata alla vigilia della sfida valida per le qualificazioni ai campionati Europei che vedrà gli azzurri impegnati questa sera in Repubblica Ceca. Con la mente Pianigiani va a quel 12 settembre, giorno in cui affronterà con il “suo” Fenerbahce la “sua” Mens Sana in amichevole.

Sensazioni strane, anche quelle vissute negli ultimi giorni. Perché il Palio d’agosto, da sempre, è stato per Pianigiani lo spartiacque tra l’estate e l’inizio della stagione.

“E’ vero, devo ancora fare i conti con il pensiero di non tornare a Siena. Negli ultimi due anni ho lavorato con la Nazionale ma ero comunque abituato a chiamare tutti i giorni lo staff per avere ogni dettaglio, ogni aggiornamento. Lo confesso, nell’ultima settimana un paio di volte sono arrivato vicino a fare il numero della società… Penso che mi renderò conto della cosa soltanto a settembre, per l’amichevole. E dovrò fare attenzione a dove sedermi”.

Tante volte a Istanbul, senza la possibilità di poterla visitare. Adesso sarà tutto diverso.

“Non ho avuto molto tempo nei primi incontri anche perché ci sono stato pochissimo. Abbiamo semmai lavorato molto telefonicamente ma è stato sufficiente per avere la prima sensazione, sensazione di entusiasmo di un club che ha un profondo spirito di appartenenza, grande coinvolgimento emotivo”.

Dai 6mila del PalaEstra ai 6 milioni di fan del Fenerbahce. E sono solo quelli del basket.

“E questo credo che dia la misura del fenomeno. C’è una partecipazione straordinaria ed è ovvio che i numeri siano diversi. Ma anche a Siena quei 6mila rappresentavano una parte rilevante della città. E’ una cosa che senti, un legame profondo. Adesso mi trovo in un club, in una polisportiva con 22 milioni di tifosi. Il Fenerbahce sempre in tv perché i tifosi sono ovunque in Turchia. Basta pensare che in ogni trasferta metà del palazzo è riempito dai tifosi del Fenerbahce. Un sentimento forte che mi piace. Del resto la passione è nel dna del senese”.

A proposito di dna. La scelta di prendere Sato, Andersen e Mc Calebb sembra non nascondere il tentativo di trasferire nel Fenerbahce parte del dna vincente della Mens Sana.

“Ci sono delle riflessioni da fare: nella squadra c’è già un nucleo molto importante di giocatori turchi di livello. Anche perché nel campionato ce ne devono essere sempre in campo almeno due. Mi dovrò abituare per non sbagliare cambi. E’ una base solida, quindi. C’era semmai da rinnovare il parco stranieri. A loro è piaciuto il modo in cui Siena giocava in Europa e c’è stata un’idea comune nel voler avere uno stile di gioco riconoscibile ed efficace. Avere giocatori che conosci e ti conoscono, al di là della qualità è un vantaggio per accorciare i tempi di integrazione in una realtà nuova”.

Un rapporto con Siena che si è fatto sentire anche nel mercato.

“Per quanto mi riguarda, il legame con Minucci è sempre stato saldo e profondo. Sapevamo entrambi che quando sarebbe giunto il momento di fare una nuova esperienza non ci sarebbero stati problemi, non ci sarebbe stato neppure un buy out da quantificare. E così è stato. La stessa cosa vale per Andersen che è stato liberato senza prendere un euro dal Fenerbahce. Su Mc Calebb, invece c’è stata la disponibilità, sia da parte della Mens Sana che del Fenerbahce, di trovare un accordo. E alla fine tutto è andato in porto”.