Mors Tua Vita Pea – Strepitosa Siena, lo scrive persino Chiabo

mors tua vita ...Pea

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Dunque non erano i soldi del ricchissimo sponsor a fare la smaccata differenza tra la Montepaschi, che vinceva gli scudetti uno dopo l’altro, come quando sali sull’albero di ciliegie e devono tirarti giù prima di fare indigestione, e il resto delle squadre disarmate sfasciate impotenti e furiose, visto che a nessuna di loro era permesso non tanto di mettere il naso nella stanza del tesoro, ma neanche d’allungare una mano su una sola ciliegia? Da un più di un anno infatti il generoso Monte dei Paschi, in altri casini terribilmente incasinato, non passa più un euro alla Beneamata dei canestri. Tanto da averla costretta quest’estate ad indebitarsi sino al collo per racimolare gli euro per iscriversi l’ultimo giorno alla serie A. Ora da quel che mi risulta, ma mi potrei sempre anche sbagliare, non mi sembra che Siena stia navigando in cattive acque se pure domenica ha asfaltato Brindisi, capolista al termine del girone d’andata, e se è ancora seconda in classifica a due giornate dal termine del campionato. Comunque peggio di quarta (e di Banchi nella passata stagione) non potrà arrivare, anche dovesse perdere domenica a Varese e poi con Milano in casa. Ovviamente per Luca Chiabotti, prima firma della Gazzetta e giornalista di spicco della Bandissima, sempre Osiris, i meriti vanno tutti all’amico Paperoga Crespi di cui non si discute il valore, per carità, ma neanche si può esagerare definendo “strepitosa” Siena come ha fatto Chiabo stamattina quando lo stesso aggettivo non aveva mai usato per la squadra sei volte campione d’Italia allenata da Simone Pianigiani e prima che Minucci ripescasse il buon Crespi licenziato da Casale (retrocessa) e disoccupato. Quindi, se non sono stati i soldi del Montepaschi e neanche gli allenatori a fare grande Siena nel basket, a chi si dovrà mai assegnare questo merito? Io forse lo so, ma se a voi costa dirlo, tranquilli, non avreste comunque vinto nulla. Se non l’oscar degli ipocriti e dei farisei. E da me quello dei poveri scemi.

di Claudio Pea