Mors tua vita Pea: Milano, piccola provincia d’Italia

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di Claudio Pea

 

Sarà anche colpa della crisi, e non tanto dell’Inter in crisi, però è un dato di fatto che nel Belpaese non si sono mai vendute così poche Gazzette come nei primi mesi di quest’anno. Una volta andavano via come il pane. Ed infatti non nego d’essere cresciuto anch’io a pane e gazzetta. Un milione e passa di copie bruciate all’indomani del trionfo al Mundial di Spagna dell’ochentados. Rossi e Cabrini, Bearzot e Pertini: bei tempi. Oggi sì e no 250 mila vendute al lunedì correndo dietro alle balordaggini di Balotelli e le sue mille fidanzate. Bicio, mio figlio, non la compra più dal 2006 e non posso proprio dargli torto: era insopportabile l’accanimento contro la Juve e il sostegno all’Inter di un giornale che si veste di rosa ma porta la canotta e le mutande nerazzurre e promuove, esalta e sponsorizza tutti i santi giorni gli eventi della società di Moratti allenata ora dal giovin Stramaccioni che con quel cognome, checché ne dicano, dura minga. No, non può durare. Tiene duro invece Sergino Scariolo anche perché la Gazzetta dello sport, più provinciale dello Svegliarino di Casalpusterlengo, se lo è preso a cuore e se lo coccola facendo finta di niente. Tanto vincerà lo scudetto. Visto che – dicunt – Siena è cotta e sta sbriciolandosi il suo impero. E Cantù è mezza rotta. Staremo a vedere…

 

Intanto Milano domenica ha battuto Venezia e, siccome ho seguito la partita su uno dei centomila canali digitali, vi posso garantire che, se non si fosse scavigliato KeeKee Clark a metà del terzo periodo, non so come sarebbe andata a finire. Fatto sta che a 5’ dalla sirena la Reyer aveva limato lo svantaggio e s’era rifatta pericolosamente sotto. Lo sguardo smarrito del Sergino che ormai ben conosciamo, il Forum ammutolito e tremebondo, una scena già vista più volte quest’anno: pochissime idee, molte palle al vento e il solito caos nel castello dei fantasmi dove i soli Bourousis (finalmente grande) e Mancinelli agitavano le catene e spaventavano. Venezia ha avuto così tre grosse possibilità per andare con una tripla a due punti dall’Armani, ma Clark era seduto sconsolato in panca e Bowers non è proprio la stessa cosa almeno nel tiro dai sei-sette metri. Nel girone di ritorno Clark è il top scorer del campionato con una media di 19 e più punti a partita e un picco di 33 segnati a Cantù. Senza il formidabile cecchino che Mazzon si è portato da Salonicco la Reyer non è forse nemmeno una squadra da playoff anche quando il magnifico impronunciabile Szewczyk si fa in quattro, e combina minimo per tre, ma gli italiani sono poca roba. E i ranocchi Slay e Young spesso e volentieri si specchiano della loro bellezza e annegano nello stagno. Insomma, per farla breve, anche perché sicuramente l’ho fatta troppo lunga, nessuno mi toglie dalla testa che Clark pur zoppo, e con gli occhi bendati, avrebbe senz’altro potuto infilare nel cestino un paio di quelle sue bombe dalle quali Milano non si sarebbe salvata nemmeno se Orate Frates si fosse messo in ginocchio a pregare tutti i suoi santi e le sue madonne…

 

Magari all’undicesima sconfitta in 25 partite, delle quali per tre quarti (8 su 12) rimediate in trasferta, persino a Biella, Teramo e Cremona, rischiando assai a Casale Monferrato, la Gazzetta risvegliandosi dal letargo si sarebbe anche potuta chiedere: non so, ma cosa sta succedendo all’Armani? Cioè ad una squadra che non è mai costata così tanto in Italia nel nuovo millennio a questa parte. E invece, graziata dalla Reyer e forse anche dal cuore d’oro di Mazzon, il buon Bartezzaghi il giorno dopo s’è fatto coraggio e arditamente ha domandato a Bourousis: “Soddisfatto della stagione di Milano?”. Come no? E infatti il ciclope, pensando d’essere preso per il cesto, gli ha risposto seccato e gli è andata bene che non si sia anche incazzato. Resta però il fatto che a questo punto dello scorso campionato Bucchi aveva perso tre volte e Peterson quattro ed erano stati puntualmente massacrati dalla Gazzetta e dai suoi sicari nonostante avessero vinto a Biella, Teramo e Cremona. E Bourousis fosse ancora all’Olympiakos, Hairston a Siena e Gentile a Treviso, Nikolas e Fotsis al Panathinaikos campione d’Europa. E Gallinari nella Nba. Ma è giusto così. Scariolo riporterà a Milano lo scudetto e in fondo ha sempre vinto quest’anno una partita più di Artiglio Caja che per me, dopo Pianigiani, è il miglior allenatore del Belpaese…

 

La Gazzetta di mercoledì ha annunciato che Mazzon ha firmato un triennale con Fassotuttomi Brugnaro. Peccato che il Gazzettino oggi abbia titolato: Mazzon verso Bologna? E perché non Caja a Venezia? Ve lo dico io: perché tutti sanno che Artiglio è un mio caro amico. Nessuno invece si è chiesto come mai nella serie dei playoff dell’Eurolega tra l’Olympiakos e la Montepaschi quattro partite siano state dirette da ben sei arbitri spagnoli cominciando con Josè Martin e Antonio Conde in gara 1 e finendo con Arteaga e Bulto in gara 4 dove hanno fischiato contro Siena la bellezza di 14 tiri liberi di fila, dei quali 12 realizzati, negli ultimi cinque minuti del terzo quarto quando Spanoulis e compari proprio non ci pigliavano e i campioni d’Italia avevano la partita (quasi) in mano. Vi rispondo ancora io con un paio di domandine facili facili: chi è il cittì di Spagna e con quale squadra ce l’ha ultimamente a morte? Vi do anche un aiutino: il cittì e la squadra cominciano entrambi per esse. L’ha già detto qualcuno: a pensar male non si fa nessuna fatica. E soprattutto spesso ci si azzecca…